Campagna d’Italia di Napoleone: “La battaglia del ponte di Arcole”

Campagna d'Italia di Napoleone: "La battaglia del ponte di Arcole"

Campagna d’Italia di Napoleone: “La battaglia del ponte di Arcole”


di Giuseppe Castelli fonte ricerca sul web


La battaglia del ponte di Arcole, anche nota più semplicemente come battaglia di Arcole, combattuta dal 15 al 17 novembre 1796 presso il comune veronese di Arcole, fu un famoso episodio della prima campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte. Lo scontro avvenne all’interno dei territori della Repubblica di Venezia, risoltosi con una vittoria francese, infranse le speranze del comandante austriaco Alvinczy di riunirsi al generale Davidovich e proseguire quindi per liberare Mantova.

Iniziata la campagna d’Italia l’11 aprile 1796

Napoleone Bonaparte sconfisse rapidamente il Regno di Sardegna di Vittorio Amedeo III di Savoia e continuò l’offensiva contro gli austriaci del generale Beaulieu lasciando indietro la guarnigione di Mantova, costringendolo a ritirarsi sull’Adige dopo la battaglia di Lodi. Nel desiderio di liberare la grande fortezza dell’attuale Lombardia, il nuovo comandante in capo austriaco Würmser sferrò una controffensiva che però, a seguito della sconfitta subita a Castiglione il 5 agosto 1796, ebbe come unico risultato la fuga del generale austriaco all’interno di Mantova, nuovamente posta sotto assedio dal generale francese Sahuget.

Le redini dell’esercito austriaco in Italia

Ancora forte di 46.000 uomini, passarono quindi a Joseph Alvinczy von Berberek e al suo subordinato Paul Davidovich, che avevano l’obiettivo di correre in soccorso dell’esercito austriaco bloccato a Mantova. Il piano elaborato da Alvinczy era costituito da una manovra a tenaglia contro Bonaparte: Davidovich sarebbe disceso lungo la valle dell’Adige con 18.000 uomini, minacciando di arrivare su Verona da nord-ovest; al contempo Alvinczy con oltre 28.000 uomini avrebbe attraversato il Brenta puntando prima su Vicenza e poi su Verona da nord-est; in questo modo Bonaparte dalla sua base operativa di Verona avrebbe dovuto fare fronte all’armata di Alvinczy stando attento contemporaneamente alle proprie spalle e mantenendo sempre una parte della sua Armata bloccata nell’assedio di Mantova.

Il piano di Alvinczy sembrò funzionare:

Davidovich costrinse il generale francese Vaubois ad abbandonare Trento, tentando una prima difesa all’altezza di Nomi, per poi retrocedere ancora di più per evitare l’accerchiamento, fino a Rivoli, all’imbocco della valle dell’Adige; contemporaneamente Alvinczy avanzò su due colonne, passando il Brenta a Bassano del Grappa e a Fontaniva (malgrado la sanguinosissima opposizione di due contingenti francesi, comandati rispettivamente da Augereau e Massena, inviati da Bonaparte per rallentare gli austriaci) e scontrandosi con i francesi nella battaglia di Caldiero, il 12 novembre, a seguito della quale obbligò il nemico a riparare sulla riva occidentale dell’Adige.

Napoleone

Con Vaubois bloccato a nord e senza possibilità di prelevare altre truppe da Mantova senza compromettere l’assedio, mise in piedi un piano per radunare tutti i soldati disponibili a Verona per prendere Villanova di San Bonifacio, sperando così di ingaggiare battaglia con Alvinczy nella zona paludosa tra i fiumi Alpone e Adige vanificando la superiorità numerica austriaca. 

IMMAGINE: Di Horace Vernet – http://historicalcinema.blogspot.com, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15565932


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