I “misteri” dei Beati Paoli e il presunto legame con la mafia in Italia

I "misteri" dei Beati Paoli e il presunto legame con la mafia in Italia

I “misteri” dei Beati Paoli e il presunto legame con la mafia in Italia


di Giuseppe Castelli


Questa mattina mentre leggevo qualcosa sulla storia le leggende ed i racconti della mia Sicilia su un sito mi è capitato di leggere questa storia che voglio fare conoscere anche a voi sui Bati Paoli che integralmente riporto. Adesso non potrei dire se sia vero oppure no. Voi cosa ne pensate?

Lo scrittore e antropologo Giuseppe Pitrè (1841-1916) nel capitolo La mafia e l’omertà del suo Usi e Costumi diede questa definizione di associazione per delinquere ricavandola dal gergo dei detenuti della Vicaria, l’antico carcere di Palermo: «Cuncuma, s.f., riunione e compagnia di uomini, per lo più non buoni e giudicati come non buoni. Riunione segreta e misteriosa come quella dei Beati Paoli, che avevano le loro grotte paurose ed impenetrabili presso il giardino detto della Cuncuma. Essiri di la Cuncuma, essere del tal numero de’ tristi, della cosca, aver l’arte e l’attitudine d’ingannare e prevedere gli inganni, esser furbo, ecc.

A Palermo nel giardino della Cuncuma

Vi era una grand’hosteria, et ivi giuntavano li guappi e taglia cantuni». Questo non esclude qualunque riferimento magico o soprannaturale a proposito del mistero che circonda la confraternita. I Beati Paoli si proposero, dunque, come un’associazione per delinquere, caratterizzata da una «ragione sociale», un «titolo», quasi come le tante Venerabili e Nobili Confraternite, forse collegata con esponenti del potere. Se i membri della setta fossero stati solo «guappi» o «vendicatori a basso costo» avrebbero reclutato esclusivamente persone di infimo rango sociale, non anche proprietari di patrimoni e sicuri redditi nonché piccoli nobili.

I Beati Paoli, successori sempre rinnovati dei vendicosi

Secondo il marchese di Villabianca, sarebbero stati realmente una setta di sicari che si riuniva in gran segreto (dopo la mezzanotte, al lume delle candele e incappucciati di nero) nelle cripte sotterranee del quartiere del Capo per pianificare criminali disegni e approntare una sorta di tribunale. I loro committenti facevano parte della classe sociale mezzana che, non disponendo come i blasonati di uomini in armi al proprio servizio, si rivolgevano alla congregazione per le loro personali vendette, sfruttando la rinomanza di mistero che la distingueva e l’indiscussa approvazione popolare di cui beneficiava, e l’esecuzione di atti delittuosi.

Il mito dei Beati Paoli è stato, infatti, usato spesso da molti per documentare storicamente l’origine della mafia in Italia, sebbene tale provenienza sia stata più volte rigettata sia per la natura organizzativa che per gli effetti sulla popolazione: beneficiata dai primi, soggiogata dalla seconda.

Circa l’origine del nome, si è ipotizzato un collegamento con Francesco da Paola, patrono del regno di Napoli e Sicilia, fino al 1519 beato: gli aderenti della consorteria potevano circolare vestiti come i suoi minimi, frequentare le chiese e fare «cunciura» nei sotterranei. Pare usassero come emblema una croce sovrastata da due spade incrociate.

(N.B. ricerche informazioni sul web)


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