POLO UNIVERSITARIO DI TRAPANI: “OFFLINE, LA VITA NON E’ UN VIDEOGIOCO!”

                   

Si è svolto in data10 ottobre 2019, presso l’Aula Magna del Polo Universitario di Trapani l’evento “Offline, la vita non è un videogioco”, organizzato dall’Associazione CO. TU. LE VI. in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo. L’incontro, esteso agli Istituti scolastici, ha rappresentato l’inizio del progetto sociale annuale proposto dalla CO. TU. LE VI. agli studenti e alle realtà scolastiche cittadine denominato “Social media addiction metti un freno alla tua vita online” e preordinato a fornire agli stessi studenti utili strumenti e spunti di riflessione in ordine alle nuove dipendenze della società odierna e, in particolare, alle forme di dipendenza vertenti l’esasperato uso della rete e le preoccupanti conseguenze sociali che questo spesso determina.

         

L’evento si è strutturato, principalmente, nei pregevoli interventi del Dott. Biagio Sciortino, Psicologo e Presidente Nazionale della comunità terapeutica “Casa dei Giovani”, della Dott.ssa Chiara Lombardo, Criminologa e della Dott.ssa Margherita Ficara, Psicologhe Specializzanda in psicoterapia. Per la Presidente CO. TU. LE VI. Aurora Ranno “questo momento di incontro ha fornito agli studenti intervenuti strumenti sufficienti per avviare, nel corso dell’anno scolastico ed in collaborazione con il personale docente sempre più qualificato e sensibile a progetti di crescita e di studio come quello odierno, una riflessione ed un discernimento serio su quelle che definiamo oggi forme nuove ed altamente insidiose di dipendenza”. Il progetto “Social media addiction metti un freno alla tua vita online”, come già illustrato nel corso di precedenti occasioni, verrà ufficialmente presentato al pubblico il prossimo 25 novembre, alla presenza delle Autorità competenti e di esponenti delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, opportunamente coinvolti nell’iniziativa.

In particolare, nel corso degli interventi sono stati affrontati gli elementi e le dinamiche che fanno dell’uso distorto delle moderne tecnologie nuove e peculiari forme di dipendenza (new addiction) basate non tanto sul consumo o utilizzo di particolari sostanze quanto, al contrario, su comportamenti ed abitudini lesive della libertà dell’individuo, della sua sicurezza e finanche dei suoi bisogni ed esigenze primarie. Dunque, si giunge al bisogno irrefrenabile di mettere in atto un comportamento o un’abitudine, fino alla perdita della cognizione del tempo e dello spazio: si parla in questo caso di Sleep texting, omofobia, vamping, patologie tanto nuove quanto diffuse in una generazione di giovani iper connessi. Patologie e squilibri che – nei casi più estremi – non possono non determinare, pertanto, disagi fisici e mentali.

Ciò che più incide in queste dinamiche – così come ha ricorda la Dott.ssa Lombardo – non è tanto la contrapposizione tra realtà materiale e realtà virtuale, quanto – piuttosto – la sovrapposizione di queste due differenti realtà, la quale risulta foriera di conseguenze altamente lesive in termini di relazione con l’altro e con il contesto circostante. Il tutto, fino a tradursi in un sistema di alienazione collettiva che distoglie lo sguardo da ciò che ci si trova davanti, pur di focalizzare le attenzioni su display e schermiche costringono ognuno di noi a chinare il capo. Le dipendenze comportamentali, per questo motivo, risultano altrettanto gravi ed insidiose, al pari di quelle identificate finora come tradizionali.

“Spesso – ha ricordato il Dott. Sciortino – consumiamo le nostre fobie dentro fredde stanze virtuali; ogni mattina mettiamo una maschera per interpretare una persona diversa e così quello che voglio essere ed il come voglio apparire si antepone a quello che sono”. Tale stato di cose, pertanto, non può che pregiudicare lo spirito di relazione; in questo modo, le dipendenze comportamentali posso risultare finanche anticamera di quelle tradizionali, poiché alimentano nel soggetto la tendenza a diventare sempre più influenzabile, suggestionabile e manovrabile. Il messaggio, dunque, è chiaro e al tempo stesso preoccupante: “viviamo in una società nella quale alteriamo quello che siamo e lo nascondiamo; le dipendenze non sono altro che un pericoloso vortice che ostacolala partita vera delle relazioni umane”.

Per la Dott.ssa Ficara, la cattiva gestione di queste forme di dipendenza (le quali – al pari di quelle tradizionali – sono determinate dalla ricerca spasmodica di logiche adrenaliniche) può certamente sfociare anche in atteggiamenti e azioni lesive della propria personalità e sicurezza, nonché in azioni deplorevoli e penalmente rilevanti: furto di denaro, furto di identità, sottrazione e diffusione di materiali sensibili. Per questo motivo, al pari di qualunque fattispecie di dipendenza, occorre far fronte ai fattori di rischio più diffusi quali i fattori genetici, ambientali e le varie forme di sensations seekers (la ricerca di sensazioni forti e di adrenalina come contrasto alla noia e alla monotonia), incentivando lo sviluppo dei c.d. fattori di protezione: la resilienza come compromesso tra individuo ed ambiente, la capacità di adattamento, il saper costruire buoni rapporti e relazioni sane, la capacità di lavorare sulla propria autostima e di avere buoni e sani punti di riferimento. Concludendo, risulta sì importante accettare, utilizzare e conoscere le nuove tecnologie, purché ciò non faccia scemare l’importanza di rimanere delle menti pensanti, senza temere inoltre le fisiologiche naturali fragilità umane che troppo spesso, al giorno d’oggi, tendiamo a nascondere ed alterare; al contrario, queste risultano essere la vera forza dell’uomo e l’elemento fondamentale della vita: scolleghiamoci, dunque, quando serve ed attiviamo la nostra mente!

Associazione CO.TU.LE VI Contro tutte le violenze Info / Contatti:

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G.Castelli

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