Salvo Neri: A Giarre, abbiamo vissuto per anni in silenzio e rassegnazione

Salvo Neri: A Giarre, abbiamo vissuto per anni in silenzio e rassegnazione

Salvo Neri: A Giarre, abbiamo vissuto per anni in silenzio e rassegnazione

Salvo Neri: A Giarre, abbiamo vissuto per anni in silenzio e rassegnazione

L’articolo del cittadino

di Salvo Neri

Abbiamo vissuto per anni in silenzio, rassegnati, in una Giarre nella quale al peggioramento nella qualità dell’abitare, percepito come problema crescente da cittadini, imprese, artigiani, commercianti, ristoratori, operatori turistici, sembra corrispondere una fuga generalizzata dalle responsabilità e una sfiducia di fondo verso la possibilità di un’azione pubblica riformista.

Di chi la colpa se Giarre ha toccato il fondo del più buio e profondo fondo? Il degrado giarrese ha vari volti, assume diverse immagini: la sporcizia sulle strade, la decadenza architettonica, la povertà, la delinquenza, la corruzione, l’occupazione indebita di porzioni di territorio abbandonato a sé stesso, la cura del verde pubblico, il mancato controllo delle istituzioni sul territorio, la presenza da anni di gente inutile, incapace, venduta alla partitocrazia e via continuando.

Un disastro che allude immediatamente a una carenza di cure 

O meglio, di manutenzione ordinaria e straordinaria. Un segnale sintomatico di malessere, se non di declino di una Giarre, che purtroppo non viene posto da nessuno al centro di denunce o di rivendicazioni sociali, di inchieste giornalistiche o di proposte di rimedio.

Tuttavia, il degrado specificamente urbanistico in questa nostra Giarre invita a qualche cautela e a un’ulteriore, importante distinzione tra degrado dei luoghi, cioè della dimensione fisica e materiale dello spazio costruito e delle sue dotazioni, e degrado delle pratiche, in riferimento ai fenomeni sociali d’uso della città e del territorio, al loro profilo spesso segnato dal disagio sociale o, anche, solo da una incultura diffusa nella fruizione degli spazi pubblici.

La cura dei beni comuni

in particolare di quelli che riguardano l’ambiente costruito nel quale viviamo sfida la collettività nel suo insieme e reclama una cittadinanza attiva in grado di immaginare e progettare anche un’altra città. Ecco dunque ripresentarsi il dilemma tra urbanistica come dimensione fisica e urbanistica come sfera sociale urbana e come democrazia locale.

Affrontare il degrado, reale o presunto che sia, può divenire l’occasione per sfidare le culture tecniche e le prassi amministrative a tenere insieme le istanze, ma pure a precisare e qualificare le diverse competenze e possibilità d’azione: non superando definitivamente il dilemma, dunque, ma provando a trattarlo con realismo critico e capacità innovative. Salvo Neri

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