Tornato dove tutto iniziò anni fa all’ospedale oncologico di Roma

Tra fantasia e realtà: Anni 80 una mattina il cielo di Roma si oscurò

 

Viaggio nel passato: Purtroppo, sono tornato là dove tutto iniziò tre anni fa


 di Gianni Gallo 


In un Ospedale oncologico di Roma. L’ impatto è mortificante Una marea di persone, uomini donne di ogni età in cerca di solidarietà, risposte e certezze. purtroppo, nel periodo di pandemia solo nel 2021 sono deceduti più di 180 mila “persone” Sono da più di due ore che aspetto nella sala medica urologia per una visita di controllo L’attesa mi rende ansioso, nervoso e annoiato.

Come di consueto per passare il tempo mi faccio gli affari di altri

Sono un vero impiccione ma poi non se ne può fare a meno siamo in tanti troppo vicini per non sentire, certamente in un posto così non si parla di politica, pensioni, guerra, economia, razzismo, calcio ecc ecc. sento Non mi va più di stare in piedi e sentire tanta sofferenza, basta mi siedo lontano da tutti accanto a un uomo apparentemente tranquillo credo che abbia la mia stessa età. Gli chiedo: da molto sei qui.

Lui: si, tre ore, che visita devi fare? Io: controllo della esportazione alla prostata, e tu?

Il suo volto impenetrabile gli occhi non hanno nessun movimento, niente tristezza, delusione o altro che può trasmettere il suo stato d’animo. Angelo così si chiama racconta la sua disavventura. Avevo 50 anni mi operano di tumore alla prostata, mi tolgono tutto anche la vescica inseguito sta merda si propaga a un rene se non bastasse anche al polmone. Ero lì in silenzio, spaventato dentro di me scattò un brutto pensiero, “se mi capitasse anche a me? No dai ogni storia è malattia è a sé. chiedo: scusa avevi 50 anni nei hai?

Lui:64 sono nato il 28 gennaio del 58. Io:

Caspita io il 27 di gennaio del 58 siamo coetanei. Non mi hai detto perché sei qui. Angelo, con molta serenità dice: sono 10 anni che ogni 20 giorni vengo a togliere il sacchetto dell’urina, tutto questo lo racconta con pacatezza, umiltà e dignità. Ho rispetto per quest’uomo per il suo coraggio. Mi chiamano, sono stordito confuso e stanco entro in una stanza disordinata davanti a me una dottoressa. Nonostante la sua giovane età e già scoglionata guarda il suo orologio ogni 5 minuti. Questo atteggiamento mi rende nervoso voglio andare via.

Mi dà appuntamento tra sei mesi

In quei pochi minuti confusi la giovane dottoressa fa poche domande, io altrettanto, credo che, in quel momento nessuno dei due abbia voglia di essere in quel posto. Esco da quella stanza con più dubbi, osservo i medici sono giovani e pochi. I malati sono tanti, probabilmente il loro atteggiamento è per esorcizzare da ciò che sentono tutti i giorni. Per loro siamo una matricola, numero e tipo di tumore. Perché racconto questo.

Bisogna assolutamente imporre e far impegnare la politica

Con risorse economiche e professionisti con prospettive future per salvaguardare milioni di persone che purtroppo hanno incontrato nel cammino della vita una malattia crudele. Certamente chi non ha la possibilità economica deve sottostare a umiliazione, affrontando giorni e ore di una estenuante attesa di merda, ma questo vale in ogni ospedale o strutture sanitarie di stato. Il denaro ti può solo dare apparentemente una tranquillità mentale e velocizzare nel trattamento della malattia con appuntamenti veloci. Ma a Caronte quando arriva il momento, dei tuoi soldi poco gli importa.

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