Aci e Galatea: La leggendaria coppia dal destino tragico

Figlia del “vecchio del mare” Nereo e dell’oceanina Dorid


di Giuseppe Castelli fonte wikipedia


Galatea (in greco antico: Γαλάτεια, che significa “colei che è bianca come il latte”), figlia del “vecchio del mare” Nereo e dell’oceanina Doride, era una ninfa marina attestata nelle più antiche opere (perché le prime trascrizioni dei miti greci) di Omero ed Esiodo, dov’è descritta come la più bella e amata delle cinquanta Nereidi. Visse nel mare e suscitò l’interesse del ciclope Polifemo, che la corteggiò a lungo senza esserne ricambiato.

Nelle Metamorfosi di Ovidio

Galatea appare come l’amata di Aci, figlio di Fauno e della naiade Simetide, figlia del fiume Simeto. Un giorno, mentre Galatea giaceva abbracciata col suo amante in riva al mare, Polifemo li vide. Quest’ultimo, a causa della gelosia, raccolse un enorme pietrone dal fianco dell’Etna e lo scagliò contro il giovane. Sebbene Aci abbia cercato di fuggire, l’enorme roccia lo schiacciò uccidendolo sul colpo. Galatea trasformò poi il suo sangue mentre sgorgava da sotto la roccia in acque scintillanti, creando così il torrente dell’Etna che portava il suo nome, l’Aci appunto, così da renderlo una divinità-ruscello.

Mantenne le sue caratteristiche originali tranne l’altezza

Dato che divenne più grande, e l’aspetto del viso, che si colorò di un blu intenso. Questa versione del racconto è ricordata solo dall’opera di Ovidio, e potrebbe forse esser inventata dal poeta, perché «suggerita dal modo in cui il piccolo fiume sgorga da sotto una roccia». Ma secondo lo studioso Ateneo di Naucrati, la storia fu inventata per la prima volta da Filosseno di Citera come satira politica contro il tiranno Dionisio I di Siracusa, la cui concubina preferita, Galatea, condivideva lo stesso nome della celebre ninfa siciliana.

Altri sostengono che la storia fu inventata per spiegare la presenza di un santuario dedicato a Galatea sull’Etna

Secondo una tradizione successiva Galatea si appassionò in seguito a Polifemo. Il loro figlio, Galas (o Galates), divenne l’antenato dei Galli. Lo storico ellenistico Timeo, che nacque in Sicilia, descrisse Galate come figlio di Polifemo e Galateia. Galatea, insieme a Doto e Panopea, accompagnò sua sorella Teti al matrimonio con Peleo. Nell’Iliade di Omero, Galatea e le altre sorelle appaiono a Teti quando si dispera a compassione per il dolore che provò Achille quando uccisero il suo amico Patroclo.


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