Sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta! Dopo una lunga battaglia, è stata approvata la mia tesi di laurea magistrale.
- UNA PICCOLA VITTORIA di Lorenzo Maria Pacini
Come molti di voi sanno, nell’ultimo mese oltre alle censure sui social network per aver denunciato la censura sui social network (sì, è andata veramente così), mi sono trovato a dovermi confrontare sul piano accademico con un attacco frontale ai miei diritti-doveri di studente, vedendomi negata la possibilità di fare una tesi di laurea, in filosofia politica, sul platonismo politico della Quarta Teoria Politica del professor Aleksandr Dugin.
- Lo scontro, intrattenuto con tre docenti del mio ateneo
- La contestazione avanzata nei miei confronti non era per l’oggetto della tesi, bensì per il pensatore preso in critica analisi, il prof. Dugin.
La mia proposta di tesi ha un ché di unico: non sono mai state fatte tesi universitarie magistrali sul suo pensiero, soprattutto nella materia scelta, ed il progetto avanzato mi apre le porte al dottorato di ricerca; per di più, lo stesso prof. Dugin è disponibile ad aiutarmi nella elaborazione di quei tratti del suo pensiero che andrò a commentare.
Ora, un attacco ad personam credo sia quanto di più scorretto si possa produrre nel mondo contemporaneo, ove si predicano il pluralismo e la liberalità delle idee. Anzi, è direttamente un attacco a quelle stesse libertà fondamentali di cui ogni persona è ontologicamente ed epistemologicamente dotata per il semplice fatto di essere persona.
Ma tanti successi del mondo globalizzato spesso finiscono in una paradossale caccia alle streghe ideologica, come d’altronde è sempre stato, e ciò che si va a creare è una diatriba il cui cuore non è certo solo l’argomento in sé, ma i principi che stanno alla base. Perché negare una tesi su Dugin?
Cosa ha di tanto brutto e cattivo da essere ostracizzato così direttamente un filosofo, sociologo e politologo, già docente in più università, scrittore prolifico ed ideatore di una teoria unica nel suo genere, chiamato dappertutto nel mondo per interfacciarsi con i più grandi pensatori?
Razionalmente parlando, non si sa, non ho ricevuto spiegazioni valide; qualche disquisizione su quali possano essere i criteri con cui si definisce “filosofo” e “politologo” una persona; ancora, una discriminazione di appartenenza ad una certa frangia politica, dedotta da qualche lettura sul web e non certo andando ad indagare a livello biografico o, meglio ancora, leggendo direttamente ciò che scrive o ascoltando ciò che dice, cadendo per altro in un comico errore di (s)valutazione.
Il fatto è che non soltanto le norme vigenti, nonché i diritti fondamentali
permettono ad uno studente di fare la tesi di laurea in ciò che vuole e come vuole, con la garanzia di nessuna ingerenza da parte di altri (e meno male, il contrario sarebbe una insensata negazione dei principi democratici osannati), ma ancor di più è triste vedere come si punti a quella che pare proprio essere (e vorrei sbagliarmi) una ideologizzazione a priori nei confronti dei soggetti, e non ad un giudizio obiettivo e scientificamente fondato dell’elaborato finale del corso di laurea dello studente.
Dove sta il senso in tutto questo?
- Per affrontare la battaglia, sono stato affiancato da persone che si sono fatte amiche, amicizia che è valore fondante di ogni comunità umana.
Si è creata una sinergia che è profezia di nuove avanguardie del pensiero.
- Volendo fare le cose come legge comanda, con l’ausilio del mio avvocato ho proceduto ad aprire un confronto con i professori coinvolti;
parallelamente, diverse personalità dell’associazionismo culturale italiano e alcuni docenti di altre università si sono prodigati in una “controffensiva culturale”, diffondendo i testi di Dugin editati in italiano proprio fra le istituzioni, le università, i centri di studio, una mobilitazione che mi ha sorpreso sia per il grande interesse generato che per la vicinanza da parte di tante persone coscienti della bellezza della libertà e dell’importanza di fare chiarezza su questa vicenda.
Fortunatamente, i professori dopo non molto tempo hanno compreso la verità delle cose ed accolto – cosa che era inevitabile – il mio progetto. Davanti all’evidenza non c’è “ma” che tenga, come si dice.
L’auspicio è che il sonno della ragione non generi più tali mostri
Non è pensabile che nelle università italiane, luoghi in cui si dovrebbe coltivare la cultura, il pensiero critico, la vitalità dello spirito, si giunga ad episodi simili, nel mentre che su altri fronti si pubblicizzano le liberalizzazioni dei diritti, dell’uguaglianza e della apertura a tutto e tutti.
- Per i tanti (purtroppo!) studenti che vivono episodi simili, in breve elenco gli estremi cui appellarsi:
Il mio ringraziamento va a tutti coloro che si sono interessati ed uniti a questa battaglia, cooperando alla vittoria:
Ringrazio anche i professori del mio ateneo coinvolti, perché si sono rivelati aperti al confronto e sono stati capaci di far trionfare il buon senso e la positività della conoscenza.
Siamo i cartografi che, chini sulle mappe, sono chiamati a scrivere le nuove rotte del pensiero, al varco dell’ postmodernità. Sapere è potere, o meglio ancora, sapere è libertà!