Femminicidi: Più incisione da parte dello stato nelle condanne
di Salvo Neri
Questa è l’Italia
Dove la violenza nelle coppie tra adolescenti è il terreno fertile per il femminicidio e per la violenza domestica. Femminicidio, una parola che solo dieci anni fa in Italia non pronunciava nessuno al di fuori degli ambiti di attivismo contro la violenza alle donne. “Non serve, l’omicidio comprende tutto” era la risposta che andava per la maggiore quando si cercava di far capire che le donne uccise dentro a dinamiche tossiche di relazione erano un fenomeno che non aveva niente a che fare con quelle morte per criminalità comune, anche perché, mentre queste ultime diminuivano di anno in anno, le donne uccise per possessività rimanevano numericamente stabili.
Ancora si discute su quale debba essere però questo approccio
Nessuna o pochissime sono invece le azioni messe in atto
Al centro di questa visione c’è l’omicida o lo stalker e questo significa che, quando lo Stato comincia a occuparsene, la donna è già diventata una vittima. Nessuna o pochissime sono invece le azioni messe in atto per disinnescare alla base la cultura maschilista e patriarcale, quella che porta gli uomini a considerare le donne una loro proprietà e le donne a scambiarlo per amore. Occuparsi della violenza e non della discriminazione significa però sempre arrivare troppo tardi. Per questa ragione nei luoghi in cui si lotta contro la violenza alle donne il termine femminicidio non definisce solo la morte, ma anche la mortificazione delle donne.
L’aspetto più inquietante non riguarda solo i numeri
Un adolescente su dieci
Ha paura o ha avuto paura del proprio partner, mentre tre ragazzi su cinquanta si sentono incastrati nella propria relazione sentimentale, perché vittime di un fidanzato/a che minaccia di suicidarsi ogni qualvolta si litiga e ci si lascia, di cui il 60% sono femmine. Due adolescenti su cinquanta sono stati aggrediti fisicamente dal proprio partner e nel 64% dei casi gli aggressori sono i maschi; quasi due ragazzi su dieci hanno subìto aggressioni verbali, di cui il 58% sono femmine, mentre il 21% si sente controllato nelle proprie azioni e nei propri spostamenti, rispetto alle persone con cui esce e persino a come si veste.
A chi interessa il problema?
Chi ha mai preso seri ed efficaci provvedimenti?
Nessuno! Intanto in Italia il femminicidio, le tante donne violentate, stuprate, non sono più un’emergenza, ma fanno parte di un problema sistemico e strutturale perché funzionali alle logiche del sistema di potere maschile: “il patriarcato” che nei secoli ha permeato la cultura e le relazioni. Un problema che occorre quindi combattere su più fronti. L’insieme di misure più rigide e incisive insieme a pene certe in materia di violenze di genere da sole non bastano, e pertanto si richiede un’azione più consapevole di severa prevenzione, concreta e costante.