Oggi parliamo sulla Convenzione sui diritti dell’infanzia (art. 31)

Oggi parliamo sulla Convenzione sui diritti dell'infanzia (art. 31)

Oggi parliamo sulla Convenzione sui diritti dell'infanzia (art. 31)

Oggi parliamo sulla Convenzione sui diritti dell’infanzia (art. 31)

Articolo di Salvo Neri

Per una città a misura di bambino serve il verde pubblico

Nelle città la presenza di verde pubblico e aree attrezzate è essenziale per concretizzare uno dei principali diritti del minore. Tra i diritti riconosciuti di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, quello al gioco e al tempo libero è certamente uno dei più qualificanti, perché tocca da vicino uno degli aspetti che più caratterizzano il benessere del minore, in quanto persona con necessità e bisogni propri, autonomi da quelli degli adulti. Non riguarda solo la possibilità di vivere in un ambiente salubre.

Si tratta di una questione centrale per la crescita del minore

Si riferisce al diritto di svolgere in piena libertà e secondo le sue preferenze una delle attività più importanti per la crescita e lo sviluppo: il gioco. È in primo luogo la convenzione sui diritti dell’infanzia a sancire queste prerogative. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età (Convenzione sui diritti dell’infanzia art. 31) Si tratta di una questione centrale per la crescita del minore. In molte analisi la concretezza del diritto al gioco è utilizzata come indicatore del livello di benessere di cui gode il minore. Ad esempio, due elementi su 14 dell’indice di deprivazione messo a punto da Unicef misurano proprio l’effettiva possibilità di giocare, in casa o all’aria aperta.

È uno dei cardini con cui si realizzano i principi

Uno degli sviluppi più interessanti del diritto al gioco è la possibilità che sia il minore stesso a decidere sul proprio tempo libero, assecondando le sue inclinazioni, interessi, preferenze. Intese nel senso più ampio possibile: dal diritto di giocare al parco con gli amici, a quello di leggere, viaggiare. È uno dei cardini con cui si realizzano i principi “che riconoscono il ruolo attivo del bambino come agente di cambiamento e portatore di idee e opinioni che devono essere prese sul serio” (Piano nazionale infanzia). i principi fondamentali da garantire ai minori: il diritto all’accesso a beni e servizi come istruzione, salute ecc.), diritto a essere protetti da rischi, abusi, maltrattamenti), diritto del minore a non essere considerato un soggetto passivo). Purtroppo, queste previsioni incontrano quotidianamente degli ostacoli che ne minano l’effettività.

La condizione sociale e economica della famiglia è una di queste

Un’altra, spesso legata alla precedente, è la disparità educativa tra i nuclei familiari. Ad esempio, abbiamo già avuto modo di raccontare come i figli di chi non legge nel 70% dei casi non siano a loro volta lettori. Ma oltre alla famiglia, anche il contesto in cui si cresce ha un ruolo chiave nel diritto al gioco e al tempo libero. Pensiamo all’importanza che può avere la presenza spazi per i minori nelle città, di aree verdi e di luoghi in cui sia possibile giocare a poca distanza da casa. La progettazione degli spazi urbani è una variabile essenziale per la qualità della vita dei residenti.

Questo vale per gli adulti, ma a maggior ragione per i minori

Crescere in un quartiere degradato, in un quartiere povero riduce significativamente le probabilità che un ragazzo ha di diplomarsi alla scuola superiore. Sicuramente quartieri “svantaggiati” quelli caratterizzati da elevata povertà, disoccupazione, sussidi statali come fonte di reddito, molte donne capofamiglia, adulti poco istruiti. Più un giovane vive in questo tipo di quartiere, più dannosa è l’influenza negativa nella sua vita.

Vivere in un quartiere, piuttosto che in un altro

Può dunque avere degli effetti che non si esauriscono in una sola vita, ma che colpiscono anche le generazioni successive. Ecco perché i quartieri più poveri non dovrebbero essere abbandonati a sé stessi: investire risorse in questi quartieri significa limitare i danni della povertà e dell’abbandono scolastico. Vivere in un quartiere, in un comune o una città con verde pubblico è una variabile fondamentale per la vivibilità di un territorio. In particolare, nelle città, le aree verdi rivestono una serie di funzioni strategiche, che porta a considerarle vere e proprie “infrastrutture verdi” da un lato, si tratta di un servizio ambientale: la diffusione del verde contribuisce a mitigare l’isola di calore che si crea nelle aree più urbanizzate. Dall’altro, per la funzione sociale che ricoprono, in quanto luogo di incontro, svago e aggregazione per tutti i cittadini.

È importante capire quale sia la disponibilità di verde nelle città

Maggior ragione per i più piccoli: per bambini e ragazzi la disponibilità di uno spazio verde vicino casa ha un impatto ancora più rilevante sulla qualità della vita complessiva. Ecco perché è importante capire quale sia la disponibilità di verde nelle città, ma anche la sua effettiva possibilità di utilizzo da parte dei cittadini, adulti e minori. È infatti molto differente se il verde urbano è costituito da parchi e giardini oppure da aree incolte. SalvoNeri

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