Grande Italia da Guinness dei primati per la dispersione scolastica
di Salvo Neri
Quando un primato ci appartiene perché non portarlo a conoscenza dei tanti?
Un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. La dispersione rappresenta sempre un insuccesso, non solo dell’allievo ma anche dell’istituzione scolastica. Per l’allievo può avere effetti negativi sul piano dell’autostima e della considerazione di sé e portare a conseguenze di ordine umano e sociale, dalla perdita di opportunità professionali a varie forme di esclusione che possono segnare la vita del soggetto.
La chiave resta nella comunicazione: scuole genitori e associazioni
Le cause della dispersione sono molteplici e quasi mai su un singolo soggetto ne opera una sola. I fattori rilevanti vanno cercati:
- nell’allievo/a (problemi di salute, difficoltà personali e relazionali, scarsa motivazione, attitudini ecc.);
- nella famiglia (status socioeconomico-culturale, abitudini linguistiche e di comportamento, provenienza etnica e cultura di riferimento ecc.);
- nel gruppo amicale (amici poco motivati allo studio che portano l’allievo a distrarsi dagli obiettivi);
- nella scuola (cultura organizzativa, clima di classe, preparazione dei docenti, opportunità di relazione ecc.).
All’origine della dispersione
vi è molto spesso una difficoltà di adattamento dell’allievo (e della famiglia) alle richieste che la scuola gli pone. Per esempio, un allievo che abbia, per svariati motivi, difficoltà nel comprendere ciò che legge e ascolta, nel formulare ragionamenti logici traendo conclusioni corrette da premesse date, nel seguire procedure rigorose per rispondere a consegne date è ovviamente a maggior rischio dispersione. Stessa cosa per un allievo con difficoltà nel gestire il proprio tempo e le proprie risorse.
Le problematiche alla base delle difficoltà
Un milione e 384mila bambini in povertà assoluta
I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud. Un’ ingiustizia generazionale crudele perché la crisi ha colpito proprio i bambini. Non solo, un milione e 384mila bambini in povertà assoluta (il dato più alto degli ultimi 15 anni), ma un bambino in Italia oggi ha il doppio delle probabilità di vivere in povertà assoluta rispetto ad un adulto, il triplo delle probabilità rispetto a chi ha più di 65 anni”. Dati che fanno a pugni con la richiesta del mondo produttivo”. Salvo Neri
riceviamo e pubblichiamo