Grande Italia da Guinness dei primati per la dispersione scolastica

Grande Italia da Guinness dei primati per la dispersione scolastica

Grande Italia da Guinness dei primati per la dispersione scolastica

Grande Italia da Guinness dei primati per la dispersione scolastica

di Salvo Neri

Grande Italia. Grandiosa, da Guinness dei primati per la dispersione scolastica e l’incapacità di un ragazzo o ragazza di quindici anni in su di comprendere il significato di un testo scritto. Orgogliosi accettiamo in religioso silenzio di essere all’ultimo posto nella classifica europea sull’ abbandono degli studi.

Quando un primato ci appartiene perché non portarlo a conoscenza dei tanti?

Un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. La dispersione rappresenta sempre un insuccesso, non solo dell’allievo ma anche dell’istituzione scolastica. Per l’allievo può avere effetti negativi sul piano dell’autostima e della considerazione di sé e portare a conseguenze di ordine umano e sociale, dalla perdita di opportunità professionali a varie forme di esclusione che possono segnare la vita del soggetto.

La chiave resta nella comunicazione: scuole genitori e associazioni

Per l’istituzione scolastica rappresenta un’occasione persa per contrastare la diffusione di fenomeni di analfabetismo funzionale in età adulta, ossia l’incapacità di usare quanto appreso per intervenire attivamente e consapevolmente nella società. La battaglia contro l’abbandono scolastico ha bisogno di più eserciti. La chiave resta nella comunicazione: scuole, genitori e associazioni devono trovare il modo di interloquire. È necessario un atto di responsabilità da parte di tutti, e di equilibrio. Il privato sociale è oggi importantissimo per le scuole e il dialogo resta l’unica via per costruire azioni utili ai ragazzi…

Le cause della dispersione sono molteplici e quasi mai su un singolo soggetto ne opera una sola. I fattori rilevanti vanno cercati:

  • nell’allievo/a (problemi di salute, difficoltà personali e relazionali, scarsa motivazione, attitudini ecc.);
  • nella famiglia (status socioeconomico-culturale, abitudini linguistiche e di comportamento, provenienza etnica e cultura di riferimento ecc.);
  • nel gruppo amicale (amici poco motivati allo studio che portano l’allievo a distrarsi dagli obiettivi);
  • nella scuola (cultura organizzativa, clima di classe, preparazione dei docenti, opportunità di relazione ecc.).
In particolare, il retroterra sociale e culturale ha un’influenza diretta sul successo scolastico perché è legato allo svantaggio linguistico di allievi non madrelingua o cresciuti in famiglie caratterizzate da povertà lessicale. Influisce poi sulle scelte scolastiche (per esempio di percorsi che portino a un’occupabilità immediata anziché a una crescita culturale più ampia), sulle ambizioni personali e professionali dell’allievo e sulla spendibilità che, il titolo ottenuto ha sul mercato del lavoro (e quindi sulla motivazione dell’allievo a impegnarsi per acquisirlo).

All’origine della dispersione

vi è molto spesso una difficoltà di adattamento dell’allievo (e della famiglia) alle richieste che la scuola gli pone. Per esempio, un allievo che abbia, per svariati motivi, difficoltà nel comprendere ciò che legge e ascolta, nel formulare ragionamenti logici traendo conclusioni corrette da premesse date, nel seguire procedure rigorose per rispondere a consegne date è ovviamente a maggior rischio dispersione. Stessa cosa per un allievo con difficoltà nel gestire il proprio tempo e le proprie risorse.

Le problematiche alla base delle difficoltà

Comprendere a fondo le problematiche alla base delle difficoltà dell’allievo (atteggiamento, consapevolezza, conoscersi, apprezzarsi) e fornirgli strumenti concreti per migliorare, è il primo passo imprescindibile per non instradarlo verso l’insuccesso. Sviluppare metodo, atteggiamento, consapevolezza, significa dare alla formazione scolastica una veste di potenziamento dei processi di pensiero degli allievi, in un’ottica di insegnamento efficace di contenuti, ma anche di costruzione di un ampio insieme di capacità in grado davvero di valorizzare e portare al massimo compimento le potenzialità dei singoli.
Un milione e 384mila bambini in povertà assoluta

I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud. Un’ ingiustizia generazionale crudele perché la crisi ha colpito proprio i bambini. Non solo, un milione e 384mila bambini in povertà assoluta (il dato più alto degli ultimi 15 anni), ma un bambino in Italia oggi ha il doppio delle probabilità di vivere in povertà assoluta rispetto ad un adulto, il triplo delle probabilità rispetto a chi ha più di 65 anni”. Dati che fanno a pugni con la richiesta del mondo produttivo”. Salvo Neri

 riceviamo e pubblichiamo 

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