Ambiente: Dissesto idrogeologico – Ambientale – Siamo in Italia

Ambiente: Dissesto idrogeologico - Ambientale - Siamo in Italia

Ambiente: Dissesto idrogeologico - Ambientale - Siamo in Italia

Ambiente: Dissesto idrogeologico – Ambientale – Siamo in Italia

Articolo di Salvo Neri

Dissesto idrogeologico? Dissesto ambientale? Crolli di strade e ponti? Allagamenti? Frane e morti? … Siamo in Italia. L’Italia è uno dei Paesi europei più soggetti al rischio idrogeologico, con il 94% dei Comuni italiani a rischio e circa 8 milioni di persone che abitano in zone ad alta pericolosità per fenomeni franosi o alluvionali. Si salvi chi può. L’Italia è un territorio fragile e la situazione non migliora. Cresce la superficie nazionale a rischio idrogeologico, con un incremento che sfiora Il 94% dei Comuni italiani a rischio e oltre 8 milioni di persone che abitano in aree ad alta pericolosità.

Di chi è la colpa della morfologia del territorio?

Ma anche dei cambiamenti climatici e del consumo di suolo. Il bilancio fornito da Ispra nel suo ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico, presentato a inizio marzo, non ha niente di rassicurante. Ma l’impegno per contrastare il dissesto è stato messo sul piatto anche nel Pnrr e dovrebbe portare i suoi frutti. L’Italia primo Paese in Europa per fenomeni franosi Il rapporto, si concentra su frane, alluvioni ed erosione costiera e fornisce gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, aggregati strutturali, imprese e beni culturali.

L’Italia è il paese che ha il primato in Europa per le frane

Tutto il territorio è interessato, nessun’ area viene risparmiata””. “Oltre un migliaio di frane si verificano ogni anno nel nostro Paese. Stando ai dati 2021/22, oltre 540 mila famiglie e 1.300.000 abitanti vivono in zone a rischio frane, mentre sono circa 3 milioni di famiglie e quasi 7 milioni gli abitanti residenti in aree a rischio alluvione. SI SALVI CHI PUO’. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria. Su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli che ricadono in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 (il 4% circa), mentre quelli che si trovano in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni (quasi l’11%). Le industrie e i servizi ubicati in aree a rischio frane sono oltre 84 mila, con 220 mila addetti, mentre quelli esposti al pericolo di inondazione superano i 640 mila (13% circa).

Degli oltre 213.000 beni architettonici monumentali e archeologici

Quelli potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono più di 12.500 nelle aree a pericolosità elevata e molto elevata; sono 38.000 considerando quelli ubicati in aree a minore pericolosità. Si salvi chi può. I beni culturali a rischio alluvione sono quasi 34.000 (pericolosità media) e 50.000 in uno scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo agli eventi estremi, che secondo Ispra è comunque importante valutare perché i danni prodotti al patrimonio culturale sono inestimabili e irreversibili.
Si salvi chi può in questa Italia zona rossa per via di un nemico ben più visibile

il fuoco tramite il quale sono andati in fumo oltre 158 mila ettari di boschi e foreste, come se fosse andata a fuoco una superficie equivalente alle città di Roma, Napoli e Milano insieme. Incendi boschivi che, dall’inizio dell’estate, hanno colpito soprattutto il Sud Italia, dove la crisi climatica morde con la desertificazione delle terre. In Sicilia, solo dall’inizio del 2021, oltre 78mila ettari sono bruciati, pari al 3,05% della superficie della regione. In Sardegna 20mila ettari sono bruciati causando l’evacuazione di centinaia di persone.

Anche a seguito di pratiche agricole intensive e la salinizzazione delle acque
Serviranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea distrutti dalle fiamme che hanno raggiunto pascoli, ulivi, capannoni, fienili con le scorte di foraggio e mezzi agricoli. Le fiamme hanno anche causato danni incalcolabili all’agricoltura negli oltre 20 mila ettari andati a fuoco, come emerge da un monitoraggio della Coldiretti. Ad oggi, un quinto del territorio nazionale è a rischio desertificazione.
Si salvi chi può!

Il cambiamento climatico, con siccità prolungate alternate a intense precipitazioni e aumento repentino delle temperature, sta divorando il territorio, innescando processi come l’erosione delle coste, la diminuzione della sostanza organica dei terreni (anche a seguito di pratiche agricole intensive) e la salinizzazione delle acque. “Mentre il Governo continua a lanciare messaggi di paura agli italiani sulle politiche legate alla transizione ecologica, il paesaggio sta per essere spazzato via dalla crisi climatica. Si salvi chi può!! Salvo Neri

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