Elezioni Europee 2024 tra il vuoto di sapere dei cittadini le tante contraddizioni

Elezioni Europee 2024 tra il vuoto di sapere dei cittadini le tante contraddizioni

Elezioni Europee 2024 tra il vuoto di sapere dei cittadini le tante contraddizioni

il cittadino ci invia il suo articolo che pubblichiamo

Elezioni Europee 2024 tra il vuoto di sapere dei cittadini le tante contraddizioni

di Salvo Neri da diverse fonti giornalistiche – rotocalchi – settimanali 

Le veniente elezioni europee per il quale alcune percentuali e l’art. Tre della costituzione dono stati visualizzati dal Ministero dell’Interno https://www.interno.gov.it/it/temi/elezioni-e-referendum/cittadini e da fonti giornalistiche, rotocalchi, settimanali, diversi datate 1998, 2010, 2014.

Elezioni Europee 2024, tra il vuoto di sapere dei cittadini, le tante contraddizioni, il voto in Italia considerato una conta o una resa dei conti, per misurare gli equilibri interni del governo.

E così non si parla per nulla di tematiche europee, del funzionamento e dell’effettivo potere del Parlamento europeo per cui andiamo a votare.
Gli italiani non sanno nulla di Europa: il loro sarà sostanzialmente un voto di opinione/bandiera per questo o quel partito.

Questo “vuoto di sapere” dei cittadini, alimentato scientemente dai leader politici, è ovviamente un boomerang e uno dei motivi del poco peso del nostro Paese nell’Ue. Ci si lamenta dell’Europa, l’Europa matrigna, l’Europa causa di ogni male, pure forse della peste bubbonica e dell’invasione delle cavallette. Ma cos’è l’Europa? Provate a chiederlo a dieci persone che incontrate per la strada: ognuno, nel migliore dei casi, vi risponderà con vaghezza o consumati cliché balbettando di burocrati, banchieri, multinazionali e, perché no, alieni e brontosauri.

Ed ancora: festeggeremo quest’anno 2024 i 5 milioni di persone in più che potranno votare alle europee di giugno? Perché è così difficile permettere ai fuori sede di votare? Lo squilibrio è evidente: in Europa solo Italia e due isole, Malta e Cipro, non consentono il voto fuori sede.

Alle prossime elezioni europee del 2024. In Italia, chi abita lontano dal comune di residenza non ha diritto di voto: questo problema si prolunga di elezione in elezione dal 2 giugno 1946, da quando esiste la Repubblica, e ancora non trova soluzione.
Pertanto una enorme fetta di elettori ed elettrici, non può partecipare alla vita democratica del paese. Un rapporto redatto da una commissione di esperti istituita durante il governo Draghi, porta a conoscenza che in Italia ci sono circa 4,9 milioni di elettori fuori sede. Vuol dire che queste persone svolgono la propria attività lavorativa o studiano in luoghi diversi dal proprio comune di residenza.

Stiamo parlando del 10,5 per cento del corpo elettorale. Di questi, quasi 2 milioni impiegherebbero oltre 4 ore, tra andata e ritorno, per tornare nella propria residenza e votare. Con milioni di elettori impossibilitati a votare le percentuali di astensionismo continuano a salire.
L’ Italia, Malta e Cipro non permettono ai fuori sede di votare in un luogo diverso dal comune di residenza. Le soluzioni all’estero sono diverse. Ci sono paesi che non prevedono il voto per corrispondenza preferendo il voto anticipato presidiato, il voto in un seggio diverso da quello di residenza o il voto per delega.

Ad esempio, in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svizzera si può votare per delega, dando la possibilità all’elettore che non può recarsi al proprio seggio nel giorno delle elezioni di delegare un altro elettore per esprimere il voto per suo conto e in suo nome. In Australia, Austria, Belgio, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera, invece, è previsto il voto per corrispondenza. In dieci di questi Paesi questa modalità di voto riguarda sia gli elettori residenti nel territorio nazionale sia quelli residenti all’estero, mentre in cinque Paesi è riconosciuta esclusivamente ai residenti all’estero (Belgio, Francia, Norvegia, Paesi Bassi e Portogallo), proprio come avviene in Italia.
Negli anni sono nati diversi disegni di legge per dare la possibilità di voto ai fuori sede, tutti naufragati al Parlamento con varie motivazioni. L’ultimo è un disegno di legge poi cambiato in una legge di delega che impegna il governo ad adottare i decreti legislativi necessari entro un anno e mezzo.
Nel frattempo ancora una volta per le elezioni del rinnovo del Parlamento europeo, gli universitari e alle loro famiglie se vogliono adempiere al proprio diritto di voto dovranno caricarsi di ulteriori costi di viaggio per esercitare

un sacrosanto diritto. I partiti dell’arco costituzionale fanno capire che la legge sta andando avanti. Le modalità di voto le conosciamo perché tutta Europa lo fa già, devono solo applicarle senza ulteriori perdite di tempo. Il nuovo governo, i volti nuovi della politica, i partiti dell’opposizione, il Parlamento tutto dovranno sin da subito impegnarsi a “garantire l’esercizio del diritto di voto degli elettori che, per motivi di studio, lavoro, cure mediche o prestazione di assistenza, alle famiglie che si trovano in un comune situato in una regione diversa da quella del comune di residenza in occasione dello svolgimento di consultazioni referendarie ed europee”.

“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. (art. 3 della Costituzione). …
Negare la possibilità di voto a dei cittadini vuol dire violare diritti espressamente previsti dalla Costituzione.

Secondo la Costituzione la rimozione di qualsiasi elemento che ostacola la vita democratica dovrebbe essere di competenza dello Stato, che però non è ancora riuscito a trovare delle soluzioni per dare ai fuori sede la possibilità di votare. Il governo dovrà fissare termini e modalità per la presentazione delle richieste per accedere al voto”anche in via telematica”. In più, la legge delega vorrebbe chiede al governo di “rimodulare” le tariffe agevolate dagli enti e dalle società che gestiscono i servizi di trasporto per gli elettori residenti in Italia e all’estero che devono recarsi a votare nei rispettivi comuni di iscrizione elettorale.

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