Giovanna Bonanno e la leggenda della Vecchia dell’Aceto
di Giuseppe Castelli: (fonte wikipedia)
Biografia
Giovanna Bonanno (Palermo, 1713 – Palermo, 30 luglio 1789) è stata una serial killer italiana, meglio nota come la vecchia dell’aceto. Poche le notizie biografiche di Giovanna Bonanno, vissuta nel XVIII secolo durante il regno del viceré Domenico Caracciolo. Risulta da alcune fonti che un tale Vincenzo Bonanno nel 1744 sposò una donna di nome Anna Pantò: Giovanna Bonanno era il nome (probabilmente falsificato o trascritto male) che emerge dagli atti giudiziari del processo per veneficio e stregoneria.
L’aceto
Dai documenti processuali studiati da S. S. Marino, risulta che la Bonanno fosse persuasa di offrire un servizio socialmente utile per ridare la serenità a quanti volessero disfarsi del proprio coniuge, in evidente analogia con quanto aveva fatto Giulia Tofana a suo tempo. Inoltre, non era estraneo il desiderio di migliorare la propria esistenza, da sempre caratterizzata dalla povertà e dall’accattonaggio. In fondo, non era difficile procurarsi il liquido per i pidocchi, né complicato addizionarlo con vino bianco e arsenico.
I delitti
Nel quartiere popolare Zisa di Palermo, cominciano a verificarsi morti molto misteriose. Dapprima il fornaio, la cui moglie era diventata insofferente e pagò anche un premio extra, poi un nobile, colpevole di aver dilapidato il patrimonio familiare, poi ancora la moglie di un altro fornaio, che sospettava di essere tradito, poi ancora un tale che costituiva elemento di disturbo tra la propria moglie e il giardiniere.
Il processo
Nel frattempo, la Lombardo aveva scoperto che proprio sua nuora aveva commissionato la pozione per avvelenare il marito e immediatamente tramò la vendetta. Finse di voler comprare una dose di “aceto”, ed al momento della consegna si presentò con quattro testimoni, cogliendo in flagrante la Bonanno. Nell’ottobre del 1788, davanti alla Regia Corte Capitaniale di Palermo, iniziò il processo a Giovanna Bonanno per stregoneria, dove furono chiamati a testimoniare i coniugi superstiti di sei venefici (quelli scoperti e denunciati) ed anche il droghiere che vendeva sistematicamente l’aceto per i pidocchi alla Bonanno. La condanna riportata in primo grado fu confermata dal Tribunale della Gran Corte. Il 30 luglio 1789 l’avvelenatrice pendeva dalla forca.