Il Castagno dei Cento Cavalli tra leggende storia e realtà

Il Castagno dei Cento Cavalli tra leggende storia e realtà

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Il Castagno dei Cento Cavalli tra leggende, storia e realtà e caratteristiche

di Salvo Neri

Le prime notizie storiche sul Castagno dei Cento Cavalli sono documentate già nel XVI secolo. Nel 1611 ne parlò Antonio Filoteo, mentre nel 1636, ne «Il Mongibello», Pietro Carrera descrisse maestoso il tronco e l’albero «…capace di ospitare nel suo interno trenta cavalli» Il 21 agosto 1745 venne emanato un primo atto dal «Tribunale dell’Ordine del Real Patrimonio di Sicilia» con il quale si tutelava istituzionalmente il Castagno dei Cento Cavalli ed il vicino Castagno Nave.

Questo documento si configura in virtù del periodo storico (fine del XVIII secolo)

Tra i primi atti – se non il primo in assoluto – di tutela ambientale prodotti in Italia. Nel 1982 il Corpo forestale dello Stato lo ha inserito nel patrimonio italiano dei monumenti verdi, forte di 22.000 alberi di notevole interesse, ed evidenziato tra i soli 150 di eccezionale valore storico o monumentale. Nel 2021 è stata eletto «albero italiano dell’anno 2021». Uno studio del C.R.E.A. (2022) ha ricalcolato l’età: ha 2.200 anni Diversi autori di botanica concordano sulla sua vetustà ma non sull’età: avrebbe dai due ai quattromila anni e, stando alla tesi del botanico torinese Bruno Peyronel, potrebbe essere l’albero più antico d’Europa ed il più grande d’Italia, Il castagno dei cento cavalli è considerato l’albero più antico d’Europa.

Una leggenda narra che esso servì da rifugio persino alla regina Giovanna I d’Angiò

Alle pendici dell’Etna, all’interno del comune di Sant’Alfio, si trova un albero molto particolare, noto in tutto il mondo e fonte d’ispirazione per molte leggende. Si tratta di un castagno, un tipo di pianta in realtà estremamente comune in Sicilia e, ancora di più, ai piedi del Vulcano. La particolarità di questo castagno, tuttavia, è quella di essere uno dei più grandi e più antichi del mondo. Stiamo parlando del castagno dei cento cavalli, il cui tronco cavo è meta di moltissimi visitatori. Intorno a questo luogo nei secoli gli abitanti del luogo hanno cominciato a spargere voci e dicerie, diventate delle vere e proprie leggende.

Il castagno dei cento cavalli si trova nel Bosco di Carpineto

Sul versante est dell’Etna, all’interno di un’area tutelata dall’ente Parco dell’Etna. Tra gli alberi più celebri in Sicilia, è stato addirittura inserito nella lista del Guinness World Record in qualità di più grande al mondo. Misura, infatti, circa 22 metri in altezza, mentre il suo tronco cavo vanterebbe ben 22 metri di circonferenza. Molti studiosi di botanica hanno nel corso degli anni cercato di stabilire una datazione precisa del castagno e, sebbene non si sia certi dei suoi anni, si può comunque affermare che esso sia il più antico d’Europa.

Si ritiene comunque che esso abbia tra i duemila e i quattromila anni

I primi riferimenti storici a questo particolare fusto si hanno nel XVI secolo, mentre nel 1630 il castagno dei cento cavalli e tutti i terreni circostanti divennero proprietà dell’illustre famiglia dei Caltabiano. Insigniti del titolo di “Cavalieri della Reale Corona d’Italia”, ricevettero l’area in concessione dai Visconti di Catania, fino a che la zona non passò definitivamente nelle mani del demanio. Durante il ‘700 i nobili e gli intellettuali di tutta Europa ne fecero una delle mete preferite tra questi anche un noto architetto e pittore francese, Jean Hoël, che lo ritrasse e descrisse nella sua opera “Viaggio in Sicilia e Malta”. Il castagno dei cento cavalli: il nome dell’albero deriva da una leggenda Oltre a essere singolare e unico per la sua natura, grandezza e vetustà, il castagno dei cento cavalli possiede anche un nome di certo particolare e stravagante.

Quest’appellativo avrebbe origine da un’insolita leggenda nutrita e coltivata dagli abitanti del luogo

La leggenda narra di una notte “avventurosa” della regina Giovanna I d’Angiò e dei suoi cavalieri. Si racconta, infatti, che la regina napoletana, in visita in Sicilia, si trovasse nei boschi dell’Etna insieme al suo entourage e con la sua scorta di cavalieri al seguito per una battuta di caccia. Si ritiene che quel luogo fosse al tempo ricco di cinghiali, cervi e daini che popolavano la zona. Sorpresi da un violento temporale, però, non poterono che trovare tutti rifugio all’interno del tronco cavo del castagno, il quale fu in grado di proteggerli fino a che quella violenta pioggia non fu finita. Fu provato, tuttavia, che Giovanna I d’Angiò non fu mai in Sicilia, così le dicerie popolari dovettero trovare un’alternativa alla loro storia.

La leggenda fu anche arricchita di elementi piccati

La regina napoletana fu, quindi, sostituita con la sovrana Giovanna d’Aragona o, in altre versioni, con la terza consorte di Federico II di Svevia, Isabella d’Inghilterra. La leggenda fu anche arricchita di elementi piccati. Alcune versioni, infatti, raccontano che la bella regina non soltanto trovò riparo all’interno dell’albero, ma vi trascorse anche una notte d’intensa passione con molti dei suoi cavalieri. I fantomatici cavalieri, che trovarono rifugio nell’albero, diedero quindi al castagno il suo appellativo.

Ancora oggi questo luogo attrae visitatori da tutto il mondo

Oltre a costituire una meraviglia della natura, è meta per le famiglie ma anche per gli amanti delle escursioni. Nel 2008, infine, il castagno dei cento cavalli è stato dichiarato dall’Unesco “Monumento messaggero di pace”: Il luogo, ammirato per la sua selvaggia facies da tutti i visitatori settecenteschi ed ottocenteschi, è stato e continua ad essere simbolo di evocata fertilità. Il Castagno, infatti, è testimonianza della potenza generatrice della natura fecondante e, a sua volta fecondo e fruttifero, è rinomato universalmente per essere simbolo della forza della vita che nasce e sempre si rigenera.

Attorno al suo tronco richiama da tutto il mondo coppie di innamorati

E così perenne ed infinito diventa il dialogo tra gli uomini e la natura, in un connubio senza fine che coinvolge insieme la ricchezza e la fertilità dell’albero e del suolo e l’operosità dell’uomo. Rituali e leggende sono legati al Castagno millenario.

Quel Mito che vuole che in una notte burrascosa una Regina

Ricco di fascino è quel Mito che vuole che in una notte burrascosa una Regina di nome Giovanna sia stata amata dai Cento Cavalieri del suo seguito che con lei avevano trovato rifugio nel tronco del maestoso albero.»


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