riceviamo e pubblichiamo
Il ruolo delle donne: Parità di genere per uno sviluppo sostenibile
di Salvo Neri
Eppure dalle cronache quotidiane sappiamo che ai progressi culturali non sono seguiti i fatti
se ancora sono tanti i femminicidi, se la disparità di reddito nelle stesse posizioni lavorative è ancora grande, se i ruoli apicali o manageriali sono di fatto riservati agli uomini, se la povertà è più forte tra le persone anziane di sesso femminile che di quello maschile. Per il prossimo futuro, l’Agenda 2030 fissa al quinto posto tra i propri obiettivi per lo “sviluppo sostenibile” il raggiungimento effettivo della parità di genere. Il quinto obiettivo dell’Agenda 2030 punta al raggiungimento della parità di genere.
Raggiungimento dell’obiettivo in tutti i settori dell’Unione Europea
Le prime conquiste nella tutela dei diritti delle donne
Hanno preso avvio all’interno del pensiero liberale e democratico, approdando al riconoscimento del diritto all’istruzione, del diritto al voto e dell’accesso alle libere professioni (1919). Una conquista liberale la prima arma per un cambiamento, l’arma dell’indipendenza di pensiero frutto dell’indipendenza economica. Troppo spesso a livello mediatico si esalta la questione della parità di genere contando i numeri sempre crescenti delle donne nel mondo del lavoro, nei ruoli di spicco, nell’imprenditoria e nella ricerca. Se le donne occupate nella professione o nel mondo del lavoro, o in politica hanno quasi raggiunto ovunque il numero degli uomini, la qualità della loro partecipazione resta spesso sostanzialmente diversa.
In Italia l’arrivo di una donna al vertice di un’istituzione è salutato con favore dall’opinione pubblica
La sensazione è che ci senta appagati dai numeri crescenti come ad aver fatto bene un esercizio
Ma senza aver capito il bisogno profondo dello sguardo delle , donne nel tessuto produttivo ed economico-finanziario, nell’economia, nella società, nella politica. A volte anche per alcune donne la questione dell’emancipazione rimane un problema di conquista di diritti individuali e non piuttosto di rivendicazione di doveri sociali. Il motore propulsore dell’affermazione professionale, dell’indipendenza economica, della valorizzazione della propria formazione in una carriera adeguata, rimane troppo spesso un problema individuale anziché un costo che la donna e la sua famiglia sceglie di sopportare per l’interesse di tutti.
Un diritto da accordare e non ancora un dovere da sostenere
Il progresso tecnologico ed industriale degli ultimi due secoli è stato improntato sul predominio maschile
Sul linguaggio maschile di interpretazione del mondo. Le scoperte, le conquiste legate alla tecnologia, il continuo superamento di limiti e sfide, hanno portato un grande benessere economico, ma anche forti disuguaglianze. La competitività come strumento di miglioramento ha portato crescita per alcuni ma ha provocato anche tensioni e conflitti. L’atteggiamento di dominio sulla realtà, da rapporto creativo è degenerato in sfruttamento delle risorse del pianeta.
Quello che è mancato in questo lungo arco di tempo è stato forse un contrappeso
La presenza delle donne non è un obiettivo numerico un traguardo liberale
ma l’indispensabile presupposto per perseguire gli altri obiettivi di bene comune fissati nell’Agenda 2030: clima e cura del pianeta, lotta alla povertà, pace e giustizia, tutela dei minori e delle persone fragili, comunità e città sostenibili, consumo responsabile. Non è più in gioco solo una questione di diritti di una parte del genere umano, ma di responsabilità da condividere insieme per un futuro migliore.
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