Il ruolo delle donne: Parità di genere per uno sviluppo sostenibile

Il ruolo delle donne: Parità di genere per uno sviluppo sostenibile

Il ruolo delle donne: Parità di genere per uno sviluppo sostenibile

riceviamo e pubblichiamo

Il ruolo delle donne: Parità di genere per uno sviluppo sostenibile

di Salvo Neri

I valori di cui le donne sono portatrici non sono sufficientemente riconosciuti e apprezzati, anche dalle stesse donne. Però sono valori di cui il mondo oggi ha urgente bisogno, che si tratti di una maggiore cura della natura o di una capacità di entrare in relazione con l’altro. Si parla tanto di parità di genere e ruolo delle donne, in un dibattito scoppiato all’inizio dello scorso secolo e mai sopito. Tanto è stato fatto, almeno in superficie, al punto da sembrare quasi superfluo ribadire il concetto che le donne abbiano pari diritti e pari opportunità degli uomini.

Eppure dalle cronache quotidiane sappiamo che ai progressi culturali non sono seguiti i fatti

se ancora sono tanti i femminicidi, se la disparità di reddito nelle stesse posizioni lavorative è ancora grande, se i ruoli apicali o manageriali sono di fatto riservati agli uomini, se la povertà è più forte tra le persone anziane di sesso femminile che di quello maschile. Per il prossimo futuro, l’Agenda 2030 fissa al quinto posto tra i propri obiettivi per lo “sviluppo sostenibile” il raggiungimento effettivo della parità di genere. Il quinto obiettivo dell’Agenda 2030 punta al raggiungimento della parità di genere.

Raggiungimento dell’obiettivo in tutti i settori dell’Unione Europea

A marzo l’Europa ha elaborato la propria strategia per assicurare entro il 2025 il raggiungimento dell’obiettivo in tutti i settori dell’Unione Europea. Il quinto obiettivo dell’agenda è in realtà l’obiettivo strategico e cruciale per il conseguimento di tutti gli altri. Come ripercorreremo attraverso la voce di pensatrici e filosofe che nel secolo scorso si sono battute per l’uguaglianza di genere, una presenza femminile che sia responsabile e decisionale, effettiva e indipendente, rispettata ed accolta, può essere la strada per un nuovo sguardo sul mondo, sulla natura, sull’economia, sulla società, sulla vita, capace di correggere molte di quelle storture, create da uno sguardo solo maschile sul mondo, e quindi parziale, che hanno portato ad un progresso accelerato ma umanamente insostenibile.

Le prime conquiste nella tutela dei diritti delle donne

Hanno preso avvio all’interno del pensiero liberale e democratico, approdando al riconoscimento del diritto all’istruzione, del diritto al voto e dell’accesso alle libere professioni (1919). Una conquista liberale la prima arma per un cambiamento, l’arma dell’indipendenza di pensiero frutto dell’indipendenza economica. Troppo spesso a livello mediatico si esalta la questione della parità di genere contando i numeri sempre crescenti delle donne nel mondo del lavoro, nei ruoli di spicco, nell’imprenditoria e nella ricerca. Se le donne occupate nella professione o nel mondo del lavoro, o in politica hanno quasi raggiunto ovunque il numero degli uomini, la qualità della loro partecipazione resta spesso sostanzialmente diversa.

In Italia l’arrivo di una donna al vertice di un’istituzione è salutato con favore dall’opinione pubblica
Non solo quando permane una significativa differenza retributiva a pari livello formativo e di posizione, oppure per il fatto che la durata della carriera di una donna può seguire un trend discendente dopo la soglia dei 50 anni. Ma anche nella più rosea situazione, in cui la donna raggiunga la posizione apicale, resta pur sempre un gap di qualità: la percezione culturale della presenza attiva delle donne nei luoghi dove si assumono decisioni non è ancora sentita infatti come una necessità per il bene comune. In Italia, l’arrivo di una donna al vertice di un’istituzione è salutato con favore dall’opinione pubblica, quasi a dire c’è “l’ha fatta”, ma la circostanza non viene quasi mai presentata come un reale vantaggio per l’interesse pubblico.
La sensazione è che ci senta appagati dai numeri crescenti come ad aver fatto bene un esercizio

Ma senza aver capito il bisogno profondo dello sguardo delle , donne nel tessuto produttivo ed economico-finanziario, nell’economia, nella società, nella politica. A volte anche per alcune donne la questione dell’emancipazione rimane un problema di conquista di diritti individuali e non piuttosto di rivendicazione di doveri sociali. Il motore propulsore dell’affermazione professionale, dell’indipendenza economica, della valorizzazione della propria formazione in una carriera adeguata, rimane troppo spesso un problema individuale anziché un costo che la donna e la sua famiglia sceglie di sopportare per l’interesse di tutti.

Un diritto da accordare e non ancora un dovere da sostenere

Mirando allo “sviluppo sostenibile” per il 2030, si dovrebbe invece iniziare a comprendere che non è questione di “fare un favore alle donne”, ma di riconoscere che, se il progresso è diventato raggiungere posizioni apicali nel mondo lavorativo e nella politica, e nell’adozione della prospettiva di genere in tutti i provvedimenti normativi. Ma la questione femminile non deve essere riguardata quasi fosse un problema solo delle donne, un diritto liberale ed individuale da conseguire per la loro realizzazione. insostenibile è proprio perchè era costruito da uno sguardo dimezzato (e quindi falsato) sulla vita e sul pianeta.
Il progresso tecnologico ed industriale degli ultimi due secoli è stato improntato sul predominio maschile

Sul linguaggio maschile di interpretazione del mondo. Le scoperte, le conquiste legate alla tecnologia, il continuo superamento di limiti e sfide, hanno portato un grande benessere economico, ma anche forti disuguaglianze. La competitività come strumento di miglioramento ha portato crescita per alcuni ma ha provocato anche tensioni e conflitti. L’atteggiamento di dominio sulla realtà, da rapporto creativo è degenerato in sfruttamento delle risorse del pianeta.

Quello che è mancato in questo lungo arco di tempo è stato forse un contrappeso
Un bilanciamento di sguardo, quello appunto dell’universo femminile, più propenso ai compiti di custodia del creato e delle future generazioni, di arricchimento attraverso la relazione piuttosto che con lo scontro. Lo sguardo delle donne, lì dove si decide, diventa allora una necessità per lo sviluppo sostenibile, è opportunità di confronto e contemperamento per le dinamiche maschili.
La presenza delle donne non è un obiettivo numerico un traguardo liberale

ma l’indispensabile presupposto per perseguire gli altri obiettivi di bene comune fissati nell’Agenda 2030: clima e cura del pianeta, lotta alla povertà, pace e giustizia, tutela dei minori e delle persone fragili, comunità e città sostenibili, consumo responsabile. Non è più in gioco solo una questione di diritti di una parte del genere umano, ma di responsabilità da condividere insieme per un futuro migliore.

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