Guerra chiama altra guerra ma continuiamo a parlare di pace

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Guerra chiama altra guerra ma continuiamo a parlare di pace

riceviamo e pubblichiamo

Guerra chiama altra guerra ma continuiamo a parlare di pace

di Salvo Neri

Ma continuiamo a parlare di pace. Ma parliamo di pace. Ma abbiamo festeggiato il primo gennaio come negli anni passati la giornata mondiale per la pace nel mondo con un nuovo anno che ha “salutato” guerre accompagnate da susseguirsi di crisi, di conflitti e di scontri armati. Guerra chiama altra guerra ed il mondo si troverà anche nel 2024 in una spirale di instabilità con i bombardamenti quotidiani sulla Striscia di Gaza per i quali morti civili si contano a migliaia. La Guerra in Ucraina con le forze di Kiev e le forze di Mosca oramai contrapposte in una vera e propria guerra di attrito. La tensione nelle acque dello Yemen dove non si combatte da diversi mesi grazie all’accordo siglato tra l’Arabia Saudita e gli Houthi, a sua volta figlio dell’accordo tra sauditi e iraniani stretto con la benedizione e supervisione della Cina.
Tuttavia i postumi di quel conflitto oggi appaiono come potenziali cause scatenanti di una delle crisi più importanti da tener d’occhio nel 2024

Gli Houthi infatti continuano, così come accade da dieci anni a questa parte, ad avere il controllo della capitale Sana’a e di una vasta zona del Paese. Sciiti, del ramo zaydista, e vicini all’Iran, gli Houthi dopo lo scoppio della guerra nella striscia di Gaza hanno da subito minacciato di colpire interessi israeliani e occidentali nello stretto di Bab El Mandeb. Nello specchio d’acqua, cioè, che divide la penisola arabica dal Corno d’Africa e dove l’oceano Indiano confluisce nel mar Rosso. Un’area quindi da dove transitano le navi dirette verso il Canale di Suez e il Mediterraneo. I miliziani sciiti hanno mantenuto la promessa: diverse navi sono state sequestrate oppure attaccate.

Gli Usa hanno annunciato una coalizione volta a pattugliare l’area
Senza navigazione nelle acque dello Yemen, si rischia la paralisi del commercio internazionale. Le tensioni nella zona sono destinate a proseguire per i prossimi mesi. Ma parliamo di pace. Il braccio di ferro tra Venezuela e Guyana per il quale le ultime notizie sembrano far allontanare un conflitto diretto tra le forze armate del Venezuela e quelle della Guyana. Ma le tensioni per il controllo della regione nota con il nome di Guyana proseguiranno ancora per lungo tempo. La questione è datata al XIX secolo, ma è ritornata sulla scena nell’ultimo decennio. Da quando cioè, soprattutto nello specchio d’acqua antistante la regione, sono stati scoperti numerosi giacimenti petroliferi.
Ed ancora un 2024

Si parlerà della guerra civile nel Myanmar dove i combattimenti nel Paese asiatico sono in corso da due anni, da poco dopo il golpe che ha ridato alla giunta militare il totale controllo del governo. Ma solo negli ultimi 12 mesi la guerra civile nel Myanmar ha subito importanti svolte ed evoluzioni che potrebbero arrivare nell’anno in corso. Si continua a combattere anche nel Sahel. Ma parliamo di pace.

Nell’estate scorsa si è andati molto vicini a un conflitto armato tra diverse coalizioni di Paesi dell’Africa occidentale dopo il golpe in Niger
La guerra poi è stata evitata, con l’Ecowas (l’organizzazione degli Stati dell’Africa occidentale) che ha scelto di non usare le maniere forti per ripristinare il governo del deposto presidente nigerino. Tuttavia, la regione è ugualmente costretta a fare i conti con la violenza. Nello stesso Niger, in Burkina Faso, ma soprattutto nel Mali è sempre più forte la pressione dei gruppi jihadisti. Si tratta di sigle sempre più radicate nel territorio, in alcuni casi affiliate ad Al Qaeda e in altri invece all’Isis. Ma continuiamo a parlare di pace. Salvo Neri

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