Investire al sud una priorità per l’occupazione e per la democrazia

Investire al sud una priorità per l’occupazione e per la democrazia

Investire al sud una priorità per l’occupazione e per la democrazia

Investire al sud una priorità per l’occupazione e per la democrazia

di Salvo Neri

Sento come centrali, da più di quarant’anni, le questioni del riequilibrio economico del paese, e quindi in particolare tra Nord e Sud. Ho, anzi tutti abbiamo il dovere, di capire come ridurre le diseguaglianze, quelle economiche in primo luogo; come ridurre le distanze crescenti tra ricchi e poveri; tra chi ha un lavoro e chi non ce l’ha; tra i garantiti e i non garantiti; le distanze culturali e di accesso alle opportunità.

Le distanze tra popolazioni urbane e popolazioni rurali

Le distanze tra chi può contare su servizi sociali (sanità, scuola e casa) e chi no. È la distanza tra Nord e Sud, che di fronte allo spettro di una crisi ancora più grave, dovrebbe preoccupare tutti, per intervenire con concretezza. D’altra parte, l’altra faccia della medaglia ruota su una domanda semplice: si può guardare al paese senza un’idea politica chiara sul tipo di sviluppo che si vuole raggiungere e al Sud in particolare?

È una questione dell’oggi che già si poneva la politica negli anni ’70

Quando i protagonisti di quella grande stagione andava sotto il nome di programmazione economica. Per certi versi bisognerebbe ritornare là, al programmare. Lo dovrebbe fare il Governo, insieme alle istituzioni regionali e locali, insieme ai corpi intermedi, ai sindacati e a tutta la società. Per una serie di ragioni. Perché le risorse, anche quelle che potrebbero arrivare dall’Unione Europea, non sono illimitate.

L’azione di un governo serio deve poter programmare gli interventi

Perché la programmazione contiene in sé l’obiettivo del riequilibrio economico e territoriale, tra aree forti e aree deboli. Diversamente implica, come è accaduto negli ultimi decenni, lasciarsi portare con mano dalle logiche del mercato, senza alcun margine di contrattazione, e i risultati sono davanti agli occhi di tutti. Perché viceversa la programmazione ha con sé implicita la difesa dell’occupazione e persino l’obiettivo della piena occupazione, senza la quale non sono eliminabili gli squilibri territoriali. Infine, per ultimo, c’è una ragione ancora più grande: l’azione di un governo serio deve poter programmare gli interventi, guardando ben oltre quella che sarà la sua durata in carica.

Non si può più accettare che tutti pensino di poter attingere alle risorse finanziarie come se la coperta non fosse corta
Si deve evitare che tutti spremano il limone per propri interessi personali. C’è bisogno di dominare scelte sufficientemente chiare. C’è bisogno di idee forti, o dentro il quadro di risorse che potrebbero arrivare dall’Europa per tutto il Paese e ancora di più per il Sud, per investire su alcuni capitoli chiave che già l’Europa ci indica. Capitoli chiave, urgenti ed indispensabili come la salvaguardia della biocapacità e dell’ambiente, rigenerare agricoltura, rigenerare città (anche il sistema policentrico dei centri minori, che in Sicilia è fondamentale), investire in settori per l’economia circolare (nuova politica industriale), investimenti nel settore dei trasporti (alta velocità e potenziamento delle reti ferroviarie principali).

È chiaro che bisogna concentrarsi sul Sud

Tutte cose che coincidono esattamente con ciò che può dare sviluppo stabile al Mezzogiorno, partendo dalle sue intrinseche risorse non utilizzate. D’altra parte, se è vero che tutti i dati, anche recenti, confermano che per il Sud le cose stavano andando sempre peggio e che le condizioni di vita delle famiglie sono peggiorate, con una occupazione sempre più a rischio, allora è chiaro che bisogna concentrarsi sul Sud. Perché nemmeno il Nord e l’Italia intera può permettersi un Mezzogiorno perennemente in difficoltà. Un impegno che coinvolge tutti, e che tutti e tutte dovremo guardare avendo un occhio di riguardo rivolto ai Comuni, dove lì c’è lo spazio maggiore per incidere sul futuro.

Dare forza ai territori e garantire le loro aspettative

Sì, perché Roma non può fare tutto e Palermo ancora meno. Perché per dare forza ai territori e garantire le loro aspettative bisogna rilanciare la loro capacità di iniziativa. Tutti gli anni persi ad aspettare che dall’alto arrivasse il bengodi, sono stati anni persi. Oggi, sono assolutamente convinto, che proprio partendo dai comuni, si potrà fare tutto e meglio, si potrà fare il massimo. Perché i Comuni, con i loro amministratori, nonostante i tanti ritardi e le colpevoli manchevolezze, sono ancora l’unico vero baluardo della democrazia contro la corruzione e la criminalità, per ridare speranza ai giovani e nuova prospettiva al Paese.

Non più speranze ma certezze!

I Comuni, come “essenza della libertà” e come protagonisti di quel socialismo municipale che deve poter svolgere un ruolo paritario con i livelli istituzionali cosiddetti “superiori”. Che poi tanto superiori non sono. Al Sud Italia abbandonato a sé stesso. Occorre offrire non più speranze, ma certezze! Salvo Neri

 riceviamo e pubblichiamo 

HOME PAGE

Immagini collegate: