Crisi: Economica Imprenditoriale Commerciale Agricola Artigianale

Crisi: Economica Imprenditoriale Commerciale Agricola Artigianale

Crisi: Economica Imprenditoriale Commerciale Agricola Artigianale

Crisi: Economica Imprenditoriale Commerciale Agricola Artigianale

di Salvo Neri

Emarginazione burocrazia lenta e inesorabile

“Crisi sociale del Mezzogiorno”, mettono in luce risultati sorprendenti e, ancora una volta, devastanti, disastrosi, preoccupanti quanto allarmanti! Il Mezzogiorno risulta abbandonato a sé stesso. Al Sud redditi più bassi, sempre più posti di lavoro persi dall’inizio della crisi del Covid ed ancora peggio oggi, con la guerra in Ucraina, la guerra tra Israele e Palestina, il caro vita, caro bollette luce, gas, scuola pubblica allo sbando con livelli di apprendimento peggiori di ieri, bassissima qualità dei servizi nella sanità e all’università.

Un vergognoso divario Nord-Sud sempre più attuale

La recessione attuale è solo l’ultimo tassello di una serie di criticità che si sono stratificate nel tempo: piani di governo poco chiari, una burocrazia lenta nella gestione delle risorse pubbliche, infrastrutture scarsamente competitive, una limitata apertura ai mercati esteri e un forte razionamento del credito hanno indebolito il sistema-Mezzogiorno fino quasi a spezzarlo. Negli ultimi decenni si è verificata un’ulteriore inefficacia delle politiche di sostegno allo sviluppo messe in atto. Le stesse non hanno saputo garantire maggiore occupazione, nuova imprenditorialità, migliore coesione sociale, modernizzazione dell’offerta dei servizi pubblici. Il mercato del lavoro si è destrutturato e impoverito ulteriormente.

Si allargano “”spietatamente”” le distanze sociali

Il Sud ed ancora peggio la Sicilia, hanno pagato la parte più cospicua di un costo già insopportabile per il Paese e si confermano come un territorio di emarginazione di alcune categorie sociali, come i giovani e le donne, i disoccupati, gli anziani, pensioni alla fame, il sistema imprenditoriale già fragile e rarefatto. Tutto ciò, ed ancora tanto, se messo a confronto con quello del Centro-Nord, è stato sottoposto negli ultimi anni a un processo di progressivo smantellamento, costellato da crisi d’impresa molto gravi. Si allargano “”spietatamente”” le distanze sociali e il Sud resta un territorio in cui le forme di sperequazione della ricchezza non diminuiscono, ma anzi si allargano. Il 36% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno è materialmente povero (cioè, con difficoltà oggettive ad affrontare spese essenziali o impossibilitate a sostenere tali spese per mancanza di denaro).

E nel Sud sono a rischio di povertà 40 famiglie su 100

Il persistere di meccanismi clientelari, di circuiti di potere impermeabili alla società civile e la diffusione di intermediazioni improprie nella gestione dei finanziamenti pubblici contribuiscono ad alimentare ulteriormente le distanze sociali impedendo il dispiegarsi di normali processi di sviluppo. Anche la scuola è un fattore di debolezza al Sud. È’ ancora oggi, per alcuni versi, in atto, l’incapacità del sistema educativo di accompagnare i processi di sviluppo attraverso la formazione di un capitale umano qualificato, contribuendo così a contrastare il disagio sociale ed economico della popolazione. Anche il progressivo e scarso funzionamento dei servizi sanitari negli ultimi cinque anni ha “costretto” sempre più residenti meridionali a spostarsi in un’altra regione per farsi curare, non fidandosi della qualità e della professionalità disponibili nella propria.

Ecco questo è il “quadro sociale” attuale del nostro meridione

Ma come cittadini e cristiani non possiamo, non dobbiamo arrenderci davanti alle difficoltà. Papa Francesco domenica scorsa ha esortato con forza i giovani a “non lasciarsi rubare la speranza”. La speranza cristiana è il “sale” della vita. È dovere di tutti “organizzare e costruire la speranza” nel nostro bellissimo Sud, nonostante il buio della politica attuale. Dobbiamo credere che dopo la notte, è vicina l’aurora. Intanto fra promesse elettorali mai mantenute grazie ad un susseguirsi di politiche scellerate il Sud, la Sicilia nuotano in un mare di guai, in un mare di disfatte economiche culturali, in un mare in tempesta dove la povertà, la miseria, le privazioni sono pane quotidiano, dove le donne senza futuro e senza passato prossimo, in condizione sociale ed economica che non consente particolari godimenti, la vita, la quotidianità, il futuro si contornano di incertezze e il passato di ombre dolorose. Salvo Neri

 riceviamo e pubblichiamo 

 

LEGGI ANCHE: → Commercio e commercianti: Evitare la loro condanna a morte


HOME PAGE

Immagini collegate: