Commercio e commercianti: Evitare la loro condanna a morte

Commercio e commercianti: Evitare la loro condanna a morte

Commercio e commercianti: Evitare la loro condanna a morte

Commercio e commercianti: Evitare la loro condanna a morte

di Salvo Neri

Commercio e commercianti? è un dovere di stato per evitare il rischio che il commercio, venga definitivamente condannato a morte, portando al collasso le attività che hanno reso famose e invidiate, le vie dello shopping delle città italiane”. Boom di aumenti sfrenati di luce, gas, gasolio e benzina; di aumenti delle materie prime; di aumenti sulla pesa pubblica e soprattutto nei generi di prima necessità Boom di famiglie alla fame, alla disperazione; Guerra in Ucraina; guerra in Israele affossano le vendite in negozi e supermercati.

Hanno chiuso i battenti in 70mila e più è quanto emerge da un’analisi di Confesercenti

Commercio al disastro, l’artigiano che chiude bottega, agricoltura allo sbando tra mafia e caporalato, mancanza di lavoro, disoccupazione in caduta libera, inoccupati in aumento, lavoro solo per pochi e per morirci, sanità pubblica questa sconosciuta, mafie e criminalità di ogni razza, colore e tipo, paladini del disordine, del caos e del nichilismo, tra imbecilli “strumentalizzati” e corteggiatori di morte: siamo in Italia dove è in corso la battaglia decisiva fra l’ordine e il caos… mentre anche il commercio muore!!! Un numero enorme, quasi incredibile di piccole imprese, piccoli negozi, ristoranti, bar, pizzerie e attività commerciali, hanno chiuso i battenti in 70mila e più, è quanto emerge da un’analisi di Confesercenti.

Ed ancora, settantamila negozi al dettaglio hanno già abbassato definitivamente le loro saracinesche

Per gli altri, la loro situazione, dei servizi di vendita al dettaglio non è migliorata molto con l’inizio del nuovo anno 2023. Nel primo bimestre del 2023, evidenzia l’associazione degli esercenti, gli acquisti presso grandi distribuzioni e piccole superfici si sono ridotti rispettivamente del 3,8% e del 10,7%. Nello stesso periodo di tempo, le vendite online sono cresciute del 37,2%. L’accelerazione del commercio elettronico si è registrata a partire dall’ottobre, 2021 in contemporanea con l’introduzione del sistema di restrizioni a colori, che ha piegato verso il basso le vendite attraverso i canali tradizionali.

A seguito della crisi del debito sia nel 2012 sia nel 2013

Il fenomeno, anzi i fenomeni, sempre più negativi, la crisi dei consumi, la guerra in Europa e in Medio Oriente, continuano a mettere l’intero comparto in grave difficoltà, in grave crisi. Nel complesso il commercio al dettaglio ha risentito pesantemente la caduta più ampia dopo quelle subite a seguito della crisi del debito sia nel 2012 sia nel 2013. In Italia si registra sempre meno l’apertura di nuovi negozi. Caro-vita, rallentamento dei consumi, concorrenza della grande distribuzione e del web non solo contribuiscono alle chiusure di imprese nel commercio, ma fanno anche crollare, il numero annuale di iscrizioni di imprese nel commercio che scenderanno poco più di 20mila, per arrivare a circa 11mila nel 2030.

L’e-commerce si conferma in controtendenza rispetto alla recessione economica generale
Abbassano le saracinesche negozi, imprese, aziende, ma l’attività on line di imprese e consumatori non si ferma, lo stato di salute del commercio elettronico “made in Italy”, le nuove tendenze, il gap ancora evidente con i principali Paesi europei e la fondamentale importanza di Internet quale canale complementare (di vendita o acquisto) realizzando incassi milionari con le operazioni condotte off line non conosce crisi. Un forte messaggio che emerge dall’analisi è questo: l’e-commerce si conferma in controtendenza rispetto alla recessione economica generale.
Nel contesto dello scenario internazionale

Il commercio elettronico ha svolto un ruolo di importante acceleratore per le economie nelle quali ha avuto un maggiore sviluppo, aprendo nuovi sbocchi per l’occupazione e rilanciando settori della produzione e del commercio in mercati prima di allora inaccessibili. È’, quindi, necessario, se non addirittura urgente, in considerazione della congiuntura economica negativa che stiamo attraversando, agire abbassando le barriere culturali, causa della sfiducia dei consumatori e delle imprese nei confronti di Internet come canale distributivo, sviluppando le infrastrutture necessarie per la crescita dell’e-commerce e consolidando l’impianto normativo a sostegno di questo settore che continua a crescere sproporzionatamente.

Il commercio tradizionale boccheggia
I numeri del commercio al dettaglio fanno segnare un calo dopo l’altro, le vendite di beni non alimentari registrano un calo dell’1,0% in valore e dell’1,5% in volume, mentre quelle dei beni alimentari sono in aumento in valore dello 0,2% e diminuiscono in volume del 2,1%. Dalla crisi del commercio tradizionale non si salva neppure la grande distribuzione, anche se in questo caso il calo è molto più contenuto. A crescere dunque è solo il commercio online, che segna il 12,7% in più da inizio anno.

Si salvi chi può… io speriamo che me la cavo!! Salvo Neri

 riceviamo e pubblichiamo 

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