Commercio e commercianti: Evitare la loro condanna a morte
di Salvo Neri
Hanno chiuso i battenti in 70mila e più è quanto emerge da un’analisi di Confesercenti
Commercio al disastro, l’artigiano che chiude bottega, agricoltura allo sbando tra mafia e caporalato, mancanza di lavoro, disoccupazione in caduta libera, inoccupati in aumento, lavoro solo per pochi e per morirci, sanità pubblica questa sconosciuta, mafie e criminalità di ogni razza, colore e tipo, paladini del disordine, del caos e del nichilismo, tra imbecilli “strumentalizzati” e corteggiatori di morte: siamo in Italia dove è in corso la battaglia decisiva fra l’ordine e il caos… mentre anche il commercio muore!!! Un numero enorme, quasi incredibile di piccole imprese, piccoli negozi, ristoranti, bar, pizzerie e attività commerciali, hanno chiuso i battenti in 70mila e più, è quanto emerge da un’analisi di Confesercenti.
Ed ancora, settantamila negozi al dettaglio hanno già abbassato definitivamente le loro saracinesche
A seguito della crisi del debito sia nel 2012 sia nel 2013
Il fenomeno, anzi i fenomeni, sempre più negativi, la crisi dei consumi, la guerra in Europa e in Medio Oriente, continuano a mettere l’intero comparto in grave difficoltà, in grave crisi. Nel complesso il commercio al dettaglio ha risentito pesantemente la caduta più ampia dopo quelle subite a seguito della crisi del debito sia nel 2012 sia nel 2013. In Italia si registra sempre meno l’apertura di nuovi negozi. Caro-vita, rallentamento dei consumi, concorrenza della grande distribuzione e del web non solo contribuiscono alle chiusure di imprese nel commercio, ma fanno anche crollare, il numero annuale di iscrizioni di imprese nel commercio che scenderanno poco più di 20mila, per arrivare a circa 11mila nel 2030.
L’e-commerce si conferma in controtendenza rispetto alla recessione economica generale
Nel contesto dello scenario internazionale
Il commercio elettronico ha svolto un ruolo di importante acceleratore per le economie nelle quali ha avuto un maggiore sviluppo, aprendo nuovi sbocchi per l’occupazione e rilanciando settori della produzione e del commercio in mercati prima di allora inaccessibili. È’, quindi, necessario, se non addirittura urgente, in considerazione della congiuntura economica negativa che stiamo attraversando, agire abbassando le barriere culturali, causa della sfiducia dei consumatori e delle imprese nei confronti di Internet come canale distributivo, sviluppando le infrastrutture necessarie per la crescita dell’e-commerce e consolidando l’impianto normativo a sostegno di questo settore che continua a crescere sproporzionatamente.
Il commercio tradizionale boccheggia
Si salvi chi può… io speriamo che me la cavo!! Salvo Neri
riceviamo e pubblichiamo