S.O.S. Emergenza Climatica: Una gara che stiamo perdendo

S.O.S. Emergenza Climatica: Una gara che stiamo perdendo

S.O.S. Emergenza Climatica: Una gara che stiamo perdendo

riceviamo e pubblichiamo

Una gara che stiamo perdendo, ma è una gara che possiamo vincere

di Salvo Neri

S.O.S. Emergenza Climatica: L’emergenza climatica è una gara che stiamo perdendo, ma è una gara che possiamo vincere. La crisi climatica è causata da noi e le soluzioni devono venire da noi. La natura è inesauribilmente sostenibile se ce ne prendiamo cura. È nostra responsabilità universale trasmettere una terra sana alle generazioni future. Il cambiamento climatico: ci riguarda tutti, ma non colpisce tutti allo stesso modo. Chi già vive sotto la soglia di povertà, i più giovani e gli anziani, le minoranze etniche e le popolazioni indigene: questi sono i gruppi più sproporzionatamente colpiti dagli impatti del clima.

E in molti casi questi gruppi di persone sono quelli che meno hanno contribuito a creare il problema

In questo senso il cambiamento climatico è profondamente iniquo. La vulnerabilità al cambiamento climatico è maggiore in luoghi e tra le popolazioni che presentano minore resilienza ai cambiamenti estremi: ad esempio tra i più poveri e chi vive in situazioni di conflitto violento. Il cambiamento climatico sta già influenzando le attività di agricoltura, silvicoltura, pesca e acquacoltura, mentre chi “”gestisce”” il mondo continua a sottovalutar l’impatto che il cambiamento climatico sta già avendo su persistenti condizioni meteorologiche estreme e a sottostimare il peggioramento di tali impatti in caso di ulteriore aumento delle temperature. L’aumento di ondate di calore, periodi di siccità e inondazioni “sta già oltrepassando la soglia di tolleranza di piante e animali, portando a eventi di mortalità di massa in specie come alberi e coralli.

Riconoscere il fatto che gli impatti del clima si stanno già facendo sentire

Questi eventi meteorologici estremi stanno avendo luogo simultaneamente, causando effetti a cascata che diventano sempre più difficili da gestire”. Riconoscere il fatto che gli impatti del clima si stanno già facendo sentire aumenta l’urgenza di limitare un ulteriore riscaldamento. Fino al 14% delle specie terrestri si troverà probabilmente ad affrontare “un elevato rischio di estinzione” con un riscaldamento globale di 1,5 °C questa quota arriva addirittura al 18% con 2 °C di aumento della temperatura, raggiungendo il 48% a 5°C (secondo una recente analisi se le nazioni del mondo mantengono gli impegni attualmente presi nella riduzione delle emissioni, il riscaldamento verrà mantenuto al di sotto dei 2,5 °C).

I rischi per la sicurezza alimentare dell’uomo causati dal cambiamento climatico si aggraveranno

Con un riscaldamento di 2 °C o più, i rischi per la sicurezza alimentare dell’uomo causati dal cambiamento climatico si aggraveranno, portando a carenze nutrizionali e malnutrizione, in particolare nell’Africa subsahariana, in Asia meridionale e in America centrale e meridionale, nonché nei piccoli Stati insulari. Inoltre, se le temperature continuano a salire, gli impatti e i rischi correlati al cambiamento climatico diventeranno probabilmente “sempre più complessi e più difficili da gestire”, con molteplici criticità — siccità, incendi, aumento del livello del mare e inondazioni che si verificano simultaneamente.

È per questo motivo che l’obiettivo dell’Accordo di Parigi è contenere il riscaldamento

È contenere il riscaldamento “ben al di sotto dei 2 gradi, e preferibilmente sotto gli 1,5 gradi”. Tuttavia, anche i molti Paesi che si sono impegnati al limite degli 1,5 gradi si attendono che la temperatura media globale superi quella soglia, prima di diminuire, secondo un processo noto come overshooting (dall’inglese, letteralmente “andare oltre”). E visti i gravi effetti che vengono già adesso rilevati, questo tipo di andamento potrebbe essere pericoloso.

Già una serie di cambiamenti in atto

“Essendoci già una serie di cambiamenti in atto, è facile stimare che con l’overshooting… aumenta il rischio di conseguenze irreversibili, quali l’estinzione delle specie, e anche che i processi in corso e che stiamo già osservando saranno sempre più difficili da invertire” Dovremmo cercare di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi, contenendo il più possibile l’overshooting, che idealmente dovrebbe essere zero. Pertanto, quello che dobbiamo fare è molto chiaro: dobbiamo ridurre le emissioni di carbonio il più velocemente possibile”. Le temperature aumentano, e l’uomo si deve adattare. Una delle conclusioni cruciali, è che tale adattamento “nell’attuale situazione appare molto più dipendente dagli ecosistemi naturali rispetto a quanto rilevato da report precedenti.
Ora questa dipendenza è molto più evidente

Il rischio di piena lungo i fiumi può essere ridotto ripristinando le zone umide e altri habitat naturali nelle pianure alluvionali, oppure riportando i fiumi sui loro corsi naturali. Tutelando le mangrovie si proteggono le linee costiere da tempeste ed erosione. Riducendo la pesca eccessiva, le aree marine protette rendono i relativi habitat più resilienti al cambiamento climatico. Le città possono essere raffreddate da parchi e laghetti e aumentando le zone verdi lungo le strade e sui tetti degli edifici. Gli agricoltori possono aumentare la propria resilienza al clima e la redditività dei terreni migliorando lo stato di salute del terreno.


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