Salviamo il Pineta: L’Idrogeno verde bussa alla porta

Salviamo il Pineta: L’Idrogeno verde bussa alla porta

Salviamo il Pineta: L’Idrogeno verde bussa alla porta

Salviamo il Pineta: L’Idrogeno verde bussa alla porta anche se in sordina

di Salvo Neri

Salviamo il Pineta: L’Idrogeno verde bussa alla porta anche se in sordina, l’idrogeno bussa alla porta. Industrie, treni, navi, autobus e auto a idrogeno fanno il loro esordio nelle economie dei paesi avanzati. Soprattutto l’idrogeno verde, quello a bassissimo tasso d’inquinamento, è la carta del futuro per avere una energia pulita o quasi. L’idrogeno verde appare timidamente all’orizzonte anche in Italia. L’acciaieria Tenaris Dalmine, grande consumatrice di energia, progetta di utilizzare queste nuove tecnologie produttive. L’ex Ilva di Taranto potrebbe fare lo stesso riconvertendo, grazie anche ai fondi europei, i suoi altoforni altamente inquinanti con l’idrogeno verde.

L’idrogeno verde diminuisce notevolmente l’impatto ambientale

L’idrogeno verde è una fonte di energia rinnovabile in grado di catturare l’anidride carbonica emessa, diventando un’alternativa all’idrogeno del metano. L’idrogeno verde è una fonte di energia ecologica, che si presenta come una valida alternativa all’idrogeno grigio. Questo procedimento energetico è al centro di molte politiche globali ed europee, in quanto diversi paesi hanno già investito in questo sistema, così come nella sua infrastruttura. Tramite il processo di elettrolisi, l’idrogeno verde diminuisce notevolmente l’impatto ambientale. Per ricavare l’idrogeno verde si sfrutta l’acqua alimentata da energie di altre fonti rinnovabili e per questo rappresenta una valida soluzione green. A differenza del tradizionale idrogeno grigio, la versione verde è sostenibile e non disperde nell’ambiente anidride carbonica.

Al contrario l’idrogeno verde prevede una cattura delle particelle di anidride carbonica

Infatti, nella versione grigia, l’idrogeno viene prodotto con lo steam reforming (trattamento termico con vapor d’acqua del metano per ricavare idrogeno) del metano e diffondendo CO2. Al contrario, l’idrogeno verde prevede una cattura delle particelle di anidride carbonica, in modo da ridurre notevolmente le emissioni nell’aria e nell’atmosfera. Dal recente rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, IEA -International Energy Agency, si evince che l’idrogeno gioca ancora un ruolo fondamentale nel panorama mondiale. Difatti all’interno del documento viene approfondito il suo utilizzo, che è pari a circa 75 milioni di tonnellate l’anno. Questi numeri si possono tradurre in un impatto ambientale notevole, soprattutto nel caso dell’idrogeno blu, inquinante come il grigio. A fronte di questi numeri, molti studi a livello globale si sono dedicati a rendere questa fonte energetica più sostenibile per l’ambiente.

Come si produce idrogeno verde?

Comprendere come si produce l’idrogeno verde è fondamentale per conoscerne le potenzialità. Sintetizzando, questa fonte energetica utilizza principalmente gli elettrolizzatori. Con questo termine si indicano dei particolari macchinari che vengono impiegati per ricavare energia elettrica, ad esempio dal fotovoltaico, dall’idroelettrico e dal geotermico. Tramite elettrolisi, gli elettrolizzatori producono idrogeno dall’acqua senza utilizzare gas che potrebbero danneggiare gravemente l’atmosfera. Ricavare l’idrogeno da questo procedimento rende più ecologica la sua produzione, dato che al momento è per il 95% ancora di tipo grigio. Perciò attualmente per ricavare questa sostanza viene impiegata l’estrazione del CH4, quindi del metano, che implica l’emissione di CO2 nell’atmosfera.

Come Energia elettrica L’idrogeno ottenuto viene posto in una cella a combustibile e convertito in elettricità

I settori di applicazione dell’idrogeno verde sono ancora in fase di studio, ma possono includere già diversi impieghi. Eccone sintetizzati i principali. Settori di applicazione dell’Idrogeno Verde ed esempi pratici Idrogeno verde auto, mezzi di trasporto leggeri, con motori a combustione. La problematica è che in questo modo si creano emissioni di CO2 allo stesso modo dell’idrogeno grigio attraverso la combustione. Come Energia elettrica L’idrogeno ottenuto viene posto in una cella a combustibile e convertito in elettricità, ad esempio per alimentare uno smartphone. Nelle acciaierie per scindere ferro e ossigeno, quindi come alternativa alla carbonizzazione del settore industriale.

Il progetto GICO non è l’unico piano europeo con il fine di investire nell’idrogeno verde

Quando si analizzano le differenze tra idrogeno verde e blu, così come l’utilizzo di questa fonte rinnovabile, sono immancabili i progetti a livello europeo. Difatti tra le proposte europee ci sono diverse campagne ed iniziative atte allo sviluppo di nuove fonti rinnovabili per il futuro. Il progetto GICO non è l’unico piano europeo con il fine di investire nell’idrogeno verde e di stimolare i Paesi membri a farlo. Diversi Stati dell’Unione Europea hanno già provveduto a promuovere lo sviluppo di questa fonte rinnovabile. Alcuni esempi sono la Germania, la Francia, la Spagna e il Regno Unito. Il panorama italiano in questo aspetto è arretrato, in quanto non sono ancora previsti finanziamenti importanti in grado di supportare la crescita di questo settore.

Bisogna creare le filiere locali e nazionali dell’idrogeno verde
cioè da fonti rinnovabili e non da fossili, producendo localmente le tecnologie e le capacità professionali di sfruttarle e installarle. Quelli che nella Comunicazione 301 per una strategia europea dell’idrogeno vengono definiti gli ecosistemi dinamici dell’idrogeno a livello territoriale. Serve sviluppare i poli e le hydrogen valley per regioni omogenee in cui enti locali, comunità territoriali e aziende predispongano piani territoriali per l’idrogeno verde per quanto riguarda la produzione, la distribuzione e la gestione delle utenze finali.

Bus treni mezzi nautici e aerei

Una filiera di valore che abbraccia il trasporto (bus, treni, mezzi nautici e aerei) e la fornitura di idrogeno nei condomini, nei processi produttivi per decarbonizzare l’industria manifatturiera e ancora nel commercio, nell’agricoltura. Bisogna poi accelerare i processi di formazione di nuove figure professionali quali tecnici per elettrolizzatori, fuel cell, accumulatori, etc. Sono gli enti locali che, con la loro visione e capacità di pianificazione, hanno il potere di attrarre gli investimenti a cui fa riferimento la strategia europea. Nonostante questo, grazie ai recenti aggiornamenti europei, anche l’idrogeno verde in Italia potrebbe sbloccarsi. Infatti, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono previsti 300 milioni di euro da utilizzare per l’installazione di distributori di idrogeno, che attualmente non sono presenti in modo omogeneo sul territorio. Salvo Neri

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