Un nostro modo di dire: “che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo”

Un nostro modo di dire: "che visser sanza 'nfamia e sanza lodo"

«Tegnon l’anime triste di coloro – che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo»


di Giuseppe Castelli The Social News 


Nel terzo canto dell’Inferno Dante scrisse «Questo misero modo / tegnon l’anime triste di coloro / che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo»

Senza infamia e senza lode è un modo di dire italiano, usato per indicare qualcosa di mediocre, che pur non avendo palesi difetti non presenta però neanche particolari qualità.

Illustrazione della prima parte del Canto III dove sono puniti gli ignavi, Priamo della Quercia (XV secolo) Questa espressione che è entrata nel linguaggio corrente ha una genesi dotta, essendo filtrata dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.

Nel Canto III dell’Inferno 

egli sta descrivendo la massa dei cosiddetti “ignavi” (parola che non appartiene al linguaggio del poeta, ma che è frutto della critica successiva), cioè di coloro che rifiutarono di schierarsi in favore qualsiasi causa per vigliaccheria o per semplice indifferenza o amore del quieto vivere.

Dante allora li definisce come:

All’epoca il significato di queste parole era più duro di quello odierno. Dante disprezza infatti coloro che sono stati neutrali per vigliaccheria o anche per semplice indifferenza, avendo invece egli vissuto sulla propria pelle le conseguenze delle proprie idee politiche (si pensi solo al suo esilio). Giudicandoli “sciaurati che mai non fûr vivi”, egli li colloca nell’Antinferno, non ritenendoli degni nemmeno di stare tra i dannati. Di essi nel mondo non rimane traccia (“Fama di loro il mondo esser non lassa”) e anche Dio li ignora (“misericordia e giustizia li sdegna”): non vale neanche la pena stare a parlare di loro (non ragioniam di lor, ma guarda e passa).

Per questo Dante li disprezza 

E, ritenendoli indegni di meritare sia le gioie del Paradiso che la dannazione dell’Inferno, li colloca nell’Antinferno e li condanna a girare nudi per l’eternità, intorno a un’insegna che gira vorticosamente, tormentati da vespe e mosconi, che rigano di sangue il loro volto. Il sangue, mescolato alle lacrime, viene succhiato da fastidiosi vermi.

Una frase che si può attribuire sia alle persone sia alle cose


Ricerche effettuate su wikipedia e altri siti  – Immagine di copertina: Di Priamo della Quercia – http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6468&CollID=58&NStart=36, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1551486


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