Gallo, Una vita in divisa: turno di notte con la narcotici “tra fantasia e realtà”

Gallo, Una vita in divisa: turno di notte con la narcotici "tra fantasia e realtà"

Gallo, Una vita in divisa: turno di notte con la narcotici "tra fantasia e realtà"

Gallo, Una vita in divisa: turno di notte con la narcotici “tra fantasia e realtà”

 da Roma ci scrive Gianni Gallo  
  • Si esce di pattuglia sono le due di notte siamo la squadra mobile sezione narcotici per 48 ore abbiamo il compito di intervenire per tutto ciò che accade di rilevante Roma e provincia. 
Tra noi, chi lavora in strada ci si conosce un po’ tutti, delle volte magari qualche mattacchione ti rifila un bel scherzetto. Infatti, quella sera io e Roberto siamo tranquilli si perlustra la città e primavera abbiamo i finestrini della nostra alfa aperti ci godiamo quel venticello quando improvvisamente la sala operativa avvisa che delle volanti sono in difficoltà con un fermato davanti all’ Ambasciata Americana si chiede il nostro intervento.

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Naturalmente ci rechiamo ma prima di arrivare sul posto ci fermiamo a una cinquantina di metri per osservare. Vediamo un’ambulanza a una ventina di metri da un uomo almeno crediamo e di un fisico impressionante sembra un orso. Le volanti erano distanziate. Dobbiamo capire quindi ci avviciniamo a loro per chiedere informazioni. Come ci vedono si fanno una risata esclamando “ecco la speciale vogliamo vedere come ve la cavate,”

Io e Roberto ci guardiamo. È già come facciamo prima parliamo con i dottori che sono presenti ci dicono che una persona instabile ma con una forza impressionante. Io e Roberto non ci facciamo intimorire dobbiamo avere un piano non possiamo far una brutta figura e non dobbiamo dar vinta ai colleghi mattacchioni. Il piano Apriamo il cofano Roberto prende il manganello l’idea era che io andavo a parlare con il colloso aveva un collo impressionante delle mani che sembravano delle palanche il fisico largo con una muscolatura da lottatore e l l’altezza un paio di metri.

Dico a Roberto di lasciare il manganello e prendere il crik 

Doveva prenderlo di spalle e intervenire nel caso mi aggredisce. Mi avvicino piano piano l’osservo cercando di capire se avesse avuto qualcosa cui dialogare. Infatti, aveva dei tatuaggi che erano di mia conoscenza. Comincio con un saluto lui mi saluta con calma comincio a far sì che potesse fidare di me.ci riesco chiedo intanto di spostare la sua macchina lui lo fa, Si mette davanti alla sua macchina la tira su e la sposta poi lo fa anche dal cofano.

Poi chiedo di spostarsi dall’ambasciata e nello stesso momento di prendere qualche goccia di calmante dice di si. Prende la boccetta e se la beve tutta, poi mi chiede senti io vado via me ne vado in montagna a dormire ma voglio prima abbracciarti. Ecco ora questo abbraccio mi mette paura se mi stringe mi schiaccia come una formica, infatti,

Roberto si avvicina con il crìk ma per fortuna non serve. Finalmente va via. Io e Roberto ci avviciniamo alle volanti con un bel sorriso li salutiamo dicendo “mo avete capito perché noi siamo la speciale” Montiamo in macchina e dico a Roberto ” sbrigati andiamo in ufficio me la sono fatto sotto tacci”.

Gianni GalloUna vita in divisa

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