Sant’Agata: la festa religioso-folkloristica più importante di Catania

Sant’Agata: la festa religioso-folkloristica più importante di Catania

riceviamo e pubblichiamo

Sant’Agata: la festa religioso-folkloristica più importante di Catania

di Salvo Neri

Trascorso il sei gennaio, giorno dell’Epifania che tutte le feste porta via, Catania e i catanesi tutti, incominciano a pensare ai grandi festeggiamenti agatini per la festa della patrona, per la terza festa più religiosa al mondo: La Festa di Sant’Agata! La Festa di Sant’Agata è la festa religioso-folkloristica più importante della città di Catania. È la terza festa religiosa più importante al mondo, dopo la Settimana Santa di Siviglia e la Festa del Corpus Domini di Guzco in Perù, proprio per il numero di persone che coinvolge e attira. Per questo e per la sua particolarità, di recente, è stata infatti inserita nella lista mondiale dei Beni Etno-Antropologici Patrimonio dell’Umanità.

L’appuntamento in onore della patrona di Catania si tiene in città ogni anno a partire dal 1126, dal 3 al 6 febbraio

Scopriamo quali sono le sue origini, le sue caratteristiche e i tratti più tradizionali. Secondo il culto cattolico, Agata fu martirizzata nel III secolo a Catania allora città dell’Impero Romano. Tempo in cui i Cristiani erano vittime delle persecuzioni dell’imperatore Settimio Severo. In quel periodo a Catania il proconsole romano era Quinziano, governatore passato alla storia per essere violento e prepotente. Secondo la Passio Agathae, Agata era una quindicenne di famiglia nobile e ricca che aveva deciso di diventare suora. Il vescovo, nonostante il clima pagano, aveva accettato la sua richiesta, consacrando la vergine a Dio. Il proconsole Quinziano, quando la vide, se ne innamorò ma, raccolto il rifiuto della giovane, per capriccio esercitò il suo potere politico. Così, accusò Agate di vilipendio alla religione di Stato (il Paganesimo), la fece catturare dai centurioni e la affidò ad Afrodisia, cortigiana che avrebbe dovuto renderla più disponibile alle seduzioni di Quinziano.

Un programma che non funzionò tant’è che Afrodisa fu costretta a restituire Agata ai centurioni di Quinziano

Allora il proconsole imbastì a carico della giovane un interrogatorio misto a torture di vario genere e infine un processo. Poiché nulla funzionò, ad Agata vennero tagliati i seni. Una volta riportata in carcere, secondo il culto, le sue ferite si rimarginarono e Agata fu ancora più ferma nel continuare la sua battaglia. A quel punto la giovane, vestita solo di un velo, venne condotta a una fornace per essere bruciata viva. Secondo il culto, il suo corpo arse ma il velo che la ricopriva rimase intatto.

Dopo il supplizio il corpo arso di Sant’Agata venne imbalsamato e coperto da un velo rosso

Secondo il culto, proprio quel velo salvò più volte la città di Catania dagli effetti devastanti delle eruzioni dell’Etna. Le reliquie vennero quindi trafugate e portate a Bisanzio. Nel frattempo, Agata venne proclamata santa. Nel 1126, due soldati bizantini rubarono le reliquie e le consegnarono al vescovo di Catania. Il quale le mise sottochiave in una cripta della Cattedrale.

I cancelli che custodiscono il simulacro in argento all’interno del quale si trova una parte delle reliquie imbalsamate sono sette

E altrettante sono le chiavi. Possedute da sette personalità religiose e politiche della città. I preziosi gioielli che ricoprono il simulacro di Sant’Agata sono stati donati, tra gli altri, da Vincenzo Bellini, dal viceré Ferdinando, dalla regina Margherita di Savoia e da Riccardo Cuor di Leone. Come accade con molte feste cristiane, è probabile che quella di Sant’Agata abbia preso il posto della Festa di Iside del periodo pagano. In quell’epoca, infatti, negli stessi giorni un busto di donna con un bambino al seno veniva portato in giro per la città. La prima festa ufficiale di Sant’Agata risale al 17 agosto del 1126, quando le reliquie tornarono a Catania. Solo duecento anni dopo venne costruita la vara per la processione cittadina.

All’inizio infatti veniva portato in processione solo il famoso velo

Gradualmente la festa assunse le caratteristiche attuali che prevedono un simulacro, una vara, le candelore e i ceri. Dal 1712, vista la partecipazione, si decise di dividere la festa in due giornate: il 4 febbraio con il giro interno e il 5 febbraio con il giro esterno. La festa, ai giorni nostri, dura dal 3 alle prime luci del 6 febbraio. I giorni clou della festa sono il 3, il 4 e il 5 febbraio. Giorno 3 si tiene la processione dell’offerta della cera all’Antica Fornace di piazza Stesicoro.

Ad aprire la cerimonia sono 11 candelore

Ovvero alte colonne di legno, scolpite e decorate, che rappresentano le corporazioni dei mestieri. Le candelore vengono portate a spalla da quattro uomini. Poco dopo il sindaco e alcuni amministratori cittadini sfilano per il centro cittadino a bordo della Carrozza del Senato, risalente al ‘700. Intorno alle 20 l’appuntamento è in piazza Stesicoro per assistere ai giochi pirotecnici con le arie belliniane in piazza Duomo. Giorno 4, all’alba, è il momento della Messa dell’Aurora all’interno della Cattedrale. Alla fine della funzione religiosa Sant’Agata viene trasportata al primo piano della Cattedrale e lentamente spinta all’esterno.
Il mezzobusto viene caricato sul fercolo e comincia la processione

I momenti salienti di quella giornata sono la Salita dei Cappuccini, ‘a calata da Marina, l’antica discesa verso gli Archi della Marina. E infine, il rientro in Cattedrale, previsto all’alba di giorno 5, accompagnato da fuochi d’artificio. Giorno 5, a ora di pranzo, è previsto il pontificale del vescovo in Cattedrale. Il fercolo, il giorno priva ricoperto di garofani rossi che indicano il martirio, viene impreziosito di garofani bianchi, simbolo di purezza.

I momenti più suggestivi sono l’uscita del fercolo dalla Cattedrale previsto per il pomeriggio
E ancora, la processione in via Etnea, i fuochi d’artificio in piazza Borgo, la salita di via San Giuliano e il canto delle suore benedettine del convento di clausura in via Crociferi e, infine, il rientro in piazza Duomo. Durante le varie processioni, si tengono molte occasioni di preghiera e momenti più caratteristici e popolari, in cui vengono messi in scena vari eventi dai devoti catanesi.

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