Sicilia: Una condizione socioeconomica-sanitaria tra le più disastrate d’ Europa

Sicilia: Una condizione socioeconomica-sanitaria tra le più disastrate d’ Europa

Sicilia: 771 anni dalla morte di Federico II 771 l'inizio del declino dell'isola

riceviamo e pubblichiamo

Sicilia: Una condizione socioeconomica-sanitaria tra le più disastrate d’ Europa

di Salvo Neri

I giovani emigrano per poche opportunità e salari bassi.

Bassa occupazione e NEET da record europeo. Sanità: pochi posti letto ed alta emigrazione Alta dispersione idrica e rinnovabili poco utilizzate. Qualità dei servizi pessima Un problema serio le distanze dai servizi “Il contesto economico e sociale della Sicilia è tra i più disastrati d’Europa “. I primati, in negativo, sono innanzitutto “il primo posto per rischio di povertà in Italia” e il secondo “per disuguaglianza del reddito “. La Sicilia conta oltre 4,8 milioni di abitanti, l’8,2 per cento del totale nazionale. Il problema è che il calo della popolazione nell’ultimo triennio (2020-2023) è più accentuato rispetto al nazionale (meno 1,3 per cento) e si attesta al meno 1,5 per cento.

Nel 2022 il saldo migratorio è stato meno 17.355 persone

Un dato spiegabile con un reddito disponibile lordo pro capite che in Sicilia resta tra i più bassi d’Italia, 14.764 euro, mentre la media nazionale è di 19.753 euro. Inoltre, la Sicilia è la seconda regione per bassa intensità di lavoro, ovvero quella con più persone che vivono in famiglie con un basso rapporto fra il numero totale di mesi lavorati dai componenti della famiglia durante l’anno di riferimento dei redditi e il numero totale di mesi teoricamente disponibili per attività lavorative. Arriva a 22,9 la percentuale siciliana, contro la media nazionale di 11,9, secondo i dati Istat 2021. Altro “fattore” che spiega la forte emigrazione è il tasso di occupazione nella fascia tradizionalmente considerata “attiva”, ovvero quella tra 20-64 anni. Al 2022 era del 46,2 per cento, più basso di quello che si registra nel Sud (51,1 per cento), e di quello italiano (64,8 per cento).

Il gap è molto più accentuato se si considera la componente femminile

In Sicilia lavora 1 donna ogni 3 nella fascia 20-64 anni. Il tasso di occupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni, in Italia è al 33,8 per cento mentre il valore osservato in Sicilia è del 20,7 per cento. Anche l’abbandono scolastico e la fuoriuscita dei giovani dal mondo del lavoro e della formazione rappresentano un’emergenza. Le persone nella fascia 18-24 anni fuoriuscite precocemente dal sistema di istruzione e formazione sono il 18,8 per cento nel 2022, il valore più alto d’Italia. Nello stesso anno, i giovani tra 15 e 29 anni che non lavorano e non studiano, i cosiddetti NEET, sono 32 giovani su 100, contro la media del 26,9 per cento al Sud e del 19 in tutta Italia. Si tratta, di “un record di valore europeo”

Ancora peggio i servizi sanitari, “caratterizzati da differenze territoriali rilevanti”

La Sicilia presenta un saldo negativo tra crediti e debiti in merito alla mobilità sanitaria interregionale di 173.330.201 milioni di euro. Considerando le dotazioni di posti letto e personale medico e infermieristico emerge una condizione non omogenea rispetto al resto d’Italia. Nel 2021 in Sicilia sono disponibili 31,2 posti letto ogni 10 mila abitanti, un livello inferiore rispetto alla media italiana (32,6 posti ogni 10 mila abitanti). La Sicilia è meno dotata di infermieri e ostetriche rispetto al resto del paese: nel 2021 il numero in rapporto alla popolazione si attesta su 5,9 ogni 1.000 abitanti a fronte di valori di 6,5 per 1.000 in Italia e nel Sud, il tasso di emigrazione ospedaliera in altra regione è pari al 6,2 per cento.

La quota di persone che rinunciano alle cure sanitarie è elevata: nel 2022

L’indicatore relativo alle rinunce per diversi motivi (per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio, incluse le liste di attesa) raggiunge il 7,2 per cento, superando la media nazionale del 6,2 per cento. La rinuncia avviene per il motivo economico, ma sono frequenti anche le rinunce legate alle liste di attesa ed alla scomodità che incorpora la distanza dalle strutture sanitarie o la mancanza di trasporti per raggiungerle. La qualità dei servizi in Sicilia: “scadente”, ad iniziare dall’acqua pubblica. Nel 2020 la dispersione di acqua potabile dalle reti di distribuzione dei comuni isolani è pari al 52,5 per cento dell’acqua immessa, superiore alla media nazionale del 42,2 per cento e del Sud (48,4 per cento). Nel 2022 in Sicilia il 32,6 per cento delle famiglie ha denunciato, inoltre, irregolarità nella distribuzione dell’acqua, oltre il triplo del valore medio nazionale (9,7 per cento).

La Sicilia mostra uno svantaggio anche per la minore produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, molto evidente rispetto al Sud:
Nel 2021 l’indicatore si ferma al 28 per cento dell’energia elettrica consumata, in Italia al 35,1 per cento e nel totale del Sud si sale al 53,5 per cento. Esistono poi gravi difficoltà legate alle distanze, e quindi ai trasporti. il 20,4 per cento delle famiglie siciliane ha difficoltà a raggiungere le farmacie del territorio (14 per cento la media nazionale). Hanno difficoltà a raggiungere il Pronto Soccorso il 55,3 per cento delle famiglie (circa il 50 per cento la media italiana).
Nel 2022, poco più del 30 per cento delle famiglie italiane lamenta difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici nella zona di residenza

in Sicilia questo dato si attesta al 37,5 per cento. Secondo i più recenti dati Istat la percentuale di binari ferroviari non ancora elettrificati supera il 40 per cento. Una percentuale che è diminuita a ritmi lentissimi: solo dello 0,6 per cento in 14 anni. Nel 2006 i chilometri non elettrificati erano 594, nel 2020 se ne sono contati 578, appena 16 in meno.


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