Una vita in divisa: “IL LATITANTE” fantasia o realtà?

Il bar del quartiere è il luogo in cui è facile incontrarsi dopo una giornata di lavoro e quando fa freddo, d’inverno

Ci si conosce tutti e con tutti si fanno scambi di battute. L’argomento più gettonato è naturalmente il campionato di calcio. Una ghiotta occasione per un giovane di 23 anni e tifoso come Giovanni. Quel pomeriggio, mentre si parlava dell’ultima partita della Roma, il discorso cade sul lavoro. Tutti partecipano alla discussione tranne Paolo, che Giovanni vedeva isolarsi e, assente, “tirare su con il naso”. Non è una persona cattiva, ma ha il vizio della cocaina. Una mattina un collega più esperto, sui trentacinque anni, entra nell’ufficio di Giovanni facendo il nome di Paolo, tra l’altro già pregiudicato, implicato nella trattativa per una grossa partita di droga. Si tratta di conoscere i suoi contatti. Il giovane Giovanni fa presente di conoscerlo, facile per lui, conoscendo bene anche il quartiere. Si tratta di individuare una postazione dove appostarsi per vedere e conoscere i suoi contatti.

Una coppia di anziani ospita Giovanni nel loro appartamento a piano terra

La visuale è perfetta. Per qualche giorno Giovanni si reca tutte le sere nell’appartamento, prendendo nota di tutto e di tutti. C’è un via vai continuo, ma riesce a sapere finalmente il posto e l’ora dell’incontro in cui sarebbe avvenuto lo scambio. Potrebbe essere soddisfatto, ma deve ancora sapere chi è la “vera testa”.

Mentre una mattina Giovanni si trova al bar per un caffè, vede Paolo seduto insieme ad un uomo alto e dalla carnagione scura. Cerca di prendere tempo, sorseggia il caffè lentamente mentre Paolo sta evidentemente ridendo di lui con l’uomo accanto. Giovanni osserva i due mentre lo guardano e ridono. Giovanni passa davanti al loro tavolo rivolgendo delle parole a Paolo come per denigrarlo scherzosamente davanti l’amico “ricordate che me devi ancora fini’ de paga’ la moto che T’ho venduto”. “E mica so scemo! Finché ciò sto debito nunme poi arresta’!”. Paolo e l’amico ridono complici mentre Giovanni se ne va sicuro.

Un accurata ricerca negli archivi

Cercando tra gli archivi scopre che si tratta di un killer internazionale. In ufficio decidono che mentre il resto della squadra cerca informazioni su tutte le persone coinvolte, Giovanni resta in osservazione.

Scopre che il luogo dell’appuntamento corrisponde ad un vicolo vicino il nascondiglio del latitante. L’incontro è alle due di notte. Tutto è pronto. Per fortuna il vicolo è la traversa di una strada più grande, che ha uno spartitraffico con un parcheggio che offre a Giovanni e al suo collega un utile nascondiglio in terra dietro le macchine per fotografare con calma tutti i personaggi presenti a quello che appare un vero e proprio summit in piena regola. La posizione non appare proprio comoda e questo permette loro di scambiarsi qualche battuta per sdrammatizzare il momento. L’incontro dura circa mezz’ora e dopo lo scambio si salutano tutti ed ognuno prende la propria strada.

Via radio una richiesta di intervento

Soddisfatti del lavoro rientrano in macchina (non la volante) per avviarsi verso la questura, quando giunge via radio una richiesta di intervento per una volante. Si sono sentite delle grida di aiuto da un appartamento vicino al luogo in cui erano, quindi comunicano che in attesa della volante ci si sarebbero recati loro.

Senza scrupoli entrano nel portone

Senza scrupoli entrano nel portone Addentrandosi notano al piano terra una porta appena socchiusa. Nel vedere quella porta si fermano solo un attimo, uno scambio di sguardi tra i due colleghi. La tensione comincia a salire. Ma si decidono. Aprono lentamente ed entrano. All’interno una luce soffusa conferiva un’aria strana. In fondo al salone si intravedeva appena un divano letto, sopra cui giaceva un corpo nudo. Tra Giovanni e il suo collega un silenzio assoluto, e mentre il collega entra nelle altre stanze, Giovanni si avvicina lentamente al corpo. Ormai il cuore batteva velocemente non per la paura, ma per la tensione. Giovanni si fermo davanti il corpo esanime. I capelli lunghi coprono il volto, e mentre decide delicatamente di spostarli, con un sussulto nota una cordicella attorno al collo. Scoprendo il viso di quella bellissima ragazza giovane vede che ha la lingua di fuori e gli occhi spalancati e lacrimanti. Mentre le tocca il corpo per sentirne la temperatura, gli occhi gli cadono sul basso ventre intuisce che la ragazza è stata oggetto di uno stupro.

All’arrivo della volante

Giovanni e il suo collega pensano di non perdere tempo: lo stupratore non può ancora aver fatto in tempo ad andare lontano. Infatti, girando con la macchina, dopo circa venti minuti intravedono un uomo che cammina veloce. Con tanta fortuna potrebbe essere lui. Lo affiancano, Giovanni scende velocemente dalla macchina, lo affronta, lo ferma, nota stranamente il suo sudore sul volto, pur con il freddo che fa. “Sei stato preso” gli dice. Non prova ad opporre resistenza. Sale in macchina. La voglia di prenderlo a schiaffi ma “pe’ quello ch’hai me fai schifo pure a toccatte!”. Nel vederlo prova solo nausea. Dalla radio comunicano che la vittima è una ragazzina di tredici anni. E guardando bene l’uomo è sulla quarantina non era italiano.

La mattina seguente Giovanni è nella sua camera con le pareti piene dei suoi giocatori beniamini

Una telefonata gli chiede recarsi urgentemente in ufficio. Arrivato gli viene comunicato che deve assistere alla veglia funebre insieme al suo collega, era la famiglia della ragazza a farne richiesta.

Tornando dal campo sentono un forte trambusto alla radio

Finalmente riescono a capire che il resto della squadra, appostata davanti l’abitazione del trafficante, è in fase di inseguimento. Alla radio dicono che si trova dietro allo straniero e un altro trafficante. Anche Giovanni con il suo collega si dirigono immediatamente verso la zona coinvolta. I trafficanti vengono catturati. Scatta l’operazione con perquisizioni e arresti. Non solo droga, ma vengono rinvenute anche armi e documenti vari, torno in ufficio vedo il lo straniero mi fermo davanti a lui, abbozza un sorriso dicendomi: complimenti, ogni volta che passavi al bar sapevo chi eri , io e il mio amico ci facevamo una risata ci chiedevamo, ma quanto e fesso sto poliziotto, ora capisco tutto, eri per prenderci altro che fesso, complimenti e scusi il disturbo.

Io, con mezzo sorriso gli dissi: era un mese che la controllavo anzi mi scusi lei per aver interrotto la vacanza a Roma, comunque caro signore a Rebibbia fanno un buon caffè.

Una vita in divisa

di G. GALLO

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