L’apparente semplicità del concetto di democrazia

L’apparente semplicità del concetto di democrazia

L’apparente semplicità del concetto di democrazia

riceviamo e pubblichiamo

È come la punta di un iceberg che nasconde l’evoluzione della cultura democratica dei popoli nel corso dei secoli

di Salvo Neri

Una evoluzione che si è concretizzata non solo attraverso l’elaborazione concettuale e filosofica ma anche attraverso sommosse popolari e conflitti armati. La democrazia è la forma di governo che offre ai cittadini le migliori garanzie di libertà e rispetto dei diritti umani. Tuttavia, la democrazia non è solamente un metodo di gestione del potere statale ma anche una conquista culturale, un aspetto della cultura popolare che non può essere calato dall’alto all’interno delle comunità. Infatti, il fallimento di strategie geopolitiche mirate a “esportare la democrazia” testimonia che non basta creare delle istituzioni democratiche per far nascere uno stato democratico, in quanto senza la partecipazione attiva dei cittadini la democrazia non germoglia.

L’ordinamento democratico dello Stato è un elemento fondamentale ma non sufficiente a fondare una democrazia compiuta

È indispensabile anche la partecipazione popolare. Se la maggioranza dei cittadini non ha acquisito una cultura democratica in grado di stimolare una partecipazione consapevole, le democrazie imposte dall’alto si svuotano e diventano democrazie di facciata o si disintegrano e si trasformano in dittature e oligarchie. Non è un caso che negli stati democratici occidentali il popolo abbia svolto una funzione determinante nella costituzione delle varie forme di governo democratiche. La formazione degli Stati democratici occidentali è stata infatti determinata da un processo conflittuale lungo, altalenante e cruento.

Democrazia come a una “conquista” dei cittadini

Un processo storico che ha consentito ai cittadini di maturare una diffusa consapevolezza del proprio ruolo e i comportamenti necessari per far funzionare i propri ordinamenti democratici. Non a caso ci si riferisce alla democrazia come a una “conquista” dei cittadini. Insomma, non basta un atto costitutivo a far nascere e prosperare una democrazia tant’è vero che alcune democrazie non hanno una Costituzione formale, ma è fondamentale che la partecipazione politica dei cittadini sia in grado di far funzionare l’ordinamento democratico, di difendere i diritti civili, di sviluppare e preservare una propria cultura democratica.

Se la cultura democratica dei cittadini arretra nel lungo periodo anche la democrazia regredisce

Quando l’ordinamento democratico non è più alimentato dalla crescita sociale e culturale dei cittadini, quando il popolo si lascia manipolare da illusioni e vane speranze sacrificando la propria libertà in nome di falsi ideali, le democrazie rischiano la dissoluzione. Paradossalmente, tra i falsi ideali che hanno caratterizzato uno dei periodi più bui della nostra storia bisogna annoverare anche il cosiddetto “governo del popolo” che, inevitabilmente, finisce per incarnarsi in un capo carismatico. Ma come? La definizione di “democrazia” non deriva dalla unione dei termini greci “demos” e “kratos”, che significano “popolo” e “governo?

La democrazia dell’antica Grecia non era il governo del popolo il governo di tutti i cittadini?

In realtà, il concetto di “popolo” ovvero di cittadino, nel IV secolo avanti Cristo, era molto diverso rispetto all’attuale definizione di popolo. Il popolo inteso come base elettorale si allarga solamente a partire dalla seconda metà del 1800, quando nelle società occidentali in pochi decenni si triplica la percentuale di individui che hanno diritto di voto, comunque arrivando a includere tra gli elettori solamente il 50% della popolazione negli Stati democraticamente più evoluti.

Sul finire del 1800 comincia a essere elaborata la “psicologia delle masse”
E tuttavia, l’allargamento della base elettorale e della partecipazione politica apre nuove problematiche, tant’è vero che sul finire del 1800 comincia a essere elaborata la “psicologia delle masse”, una teoria che pone interrogativi inquietanti sul popolo in quanto massa suscettibile di manipolazione attraverso la propaganda. Nel 1895 Gustave Le Bon pubblicava la “Psicologia delle folle” e nel 1930 José Ortega y Gasset “La ribellione delle masse”.
Le “masse” o la “massificazione”

Questi testi, al di là delle opinioni politiche espresse dagli autori, evidenziavano come le “masse” o la “massificazione” potessero diventare dannose per lo sviluppo sociale e la democrazia. Le democrazie occidentali hanno imparato a proprie spese che il popolo può facilmente diventare massa manipolabile e strumentalizzabile, attraverso la propaganda di un capo carismatico intenzionato ad aggirare i processi decisionali democratici. Viva LA Democrazia – Viva la Partecipazione popolare. 


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